La sindaca Bertuletti “perdonata” dalla sua maggioranza, non dai cittadini
Non passa la mozione di sfiducia nei confronti della sindaca leghista che aveva scritto un post ingiurioso sul Giorno della Memoria. Si dimette un consigliere della maggioranza

«Sindaca lei è indegna a ricoprire questo ruolo e non è in grado di svolgere il suo compito di responsabilità. Ne prenda atto e si dimetta». Con questa frase del consigliere di minoranza Paolo Trevisan si è chiuso il consiglio comunale dedicato alla mozione di sfiducia nei confronti del primo cittadino leghista di Gazzada Schianno, Cristina Bertuletti, colpevole di aver scritto su Facebook un post ingiurioso sul Giorno della Memoria. La mozione è stata respinta dalla maggioranza con otto no (compreso il voto del sindaco) contro cinque sì. Un risultato forse scontato dal punto di vista dei numeri, ma non dal punto di vista del dibattito tra i consiglieri in una sala gremita di cittadini.
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LA SINDACA BERTULETTI È RECIDIVA
Il consiglio comunale si è aperto con il divieto di fare riprese. A prendere la parola è stato il consigliere di minoranza Guglielmo Bossi che, dopo aver letto la mozione di sfiducia, ha spiegato attraverso tre parole, «esempio, coerenza e fiducia», perché Cristina Bertuletti non ha senso di responsabilità. «Il sindaco è un cattivo esempio – ha detto Bossi – è incoerente e ha tradito più volte la fiducia dei cittadini». La reiterazione di comportamenti a dir poco discutibili è stata rimarcata anche dagli altri consiglieri d’opposizione, Benedetta Minonzio e Angelo Carabelli. Il post ingiurioso sul Giorno della Memoria è stato solo l’ultimo di «una serie di atti vergognosi» che hanno portato Gazzada Schianno e i suoi cittadini agli onori delle cronache nazionali. «Noi a un abisso di male rispondiamo con un abisso di bene» ha detto Benedetta Minonzio, citando san Giovanni Paolo II.

LE DIMISSIONI DEL CONSIGLIERE DI MAGGIORANZA
Con le lacrime agli occhi il consigliere Giovanni Brusa (indipendente) ha dato le dimissioni e votato la sfiducia nei confronti del sindaco. «Io ho in famiglia una persona che per quattro anni è stata in campo di concentramento – ha detto Brusa -. Questa volta non sono disposto a passare sopra alle parole pronunciate da Cristina Bertuletti. Le dimissioni vanno date in questa aula consiliare». Uno strappo che non ha lasciato indifferente il primo cittadino forse perché, come ha ricordato Brusa, era stata proprio lei a invitarlo a far parte della sua maggioranza.
L’AUTODIFESA DEL SINDACO
Cristina Bertuletti ha cercato di difendersi ammettendo di avere scritto un post un «po’ pesante». A volte però la pezza è peggiore del buco perché non appena il sindaco ha cercato di giustificare il suo gesto («Ero in un momento difficile della mia vita, stava morendo mio papà») c’è stata la reazione immediata del pubblico che ha urlato «vergogna». Il sindaco ha poi continuato nella sua difesa: «Ammetto di aver scritto una frase spregevole e non era mia intenzione offendere le vittime di qualsiasi persecuzione. È stato difficile guardare in faccia la mia maggioranza e ammettere di averla messa in difficoltà e per questo chiedo scusa ai miei consiglieri».
LA PROSPETTIVA DEL COMMISSARIAMENTO
È stato un consiglio comunale ad alta tensione, tanto da richiedere una sospensione, la presenza dei carabinieri e della polizia locale. Alla ripresa della discussione il consigliere di maggioranza Francesco Beati ha chiesto se chi aveva proposto la sfiducia si rendeva conto delle conseguenze di un commissariamento per il paese e per i cittadini. Una affermazione che si è trasformata in un assist a Trevisan che ha così replicato: «Certo che serve un commissario perché metterebbe anche un po’ di chiarezza in quel disastro che è piazza Galvaligi».
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