La Svizzera boccia l’abolizione del canone Tv
L'iniziativa popolare "No Billag" è stata formalmente respinta: la maggioranza dei cantoni svizzeri ha infatti bocciato l'abolizione del canone radiotelevisivo
(nella foto, il momento dell’annuncio dei risultati del Referendum alla RSI)
L’iniziativa popolare “No Billag” è stata formalmente respinta: la maggioranza dei cantoni svizzeri ha infatti bocciato l’abolizione del canone radiotelevisivo.
Così si sono espressi i cittadini svizzeri sull’iniziativa «Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo (Abolizione del canone Billag)», che intendeva abolire il canone radiotelevisivo, che contribuisce in misura decisiva al finanziamento della SSR ma anche delle radio locali e televisioni regionali con un mandato di servizio pubblico.
Trattandosi di una modifica costituzionale, era necessaria la maggioranza di popolazione e cantoni, che hanno votato tutti in maggioranza per il no. Anche il Canton Ticino, uno dei cantoni, più orientati verso il si nei sondaggi, alla fine ha votato no: a farlo sono stati il 65% dei votanti.
Il Governo ha comunque deciso che il canone si abbasserà comunque a 365 franchi l’anno. Oggi l’importo del canone è di 451 franchi.
Il secondo referendum su cui erano chiamati a votare i cittadini della Confedereazione Elvetica, quello sul nuovo ordinamento finanziario, va invece verso un’approvazione.
DOPO IL VOTO, LA TELEVISIONE SVIZZERA “NON E’ UN TRAGUARDO, MA SOLO L’INIZIO”
Dopo l’esito che ha scongiurato la fine delle trasmissioni per la tv svizzera (se avesse vinto il sì, la data di chiusura sarebbe stata il 19 gennaio prossimo) la Televisione svizzera ha affidato i suoi commenti a un comunicato: «Il Popolo svizzero ha deciso di respingere nettamente l’iniziativa No Billag. Il risultato è particolarmente soddisfacente, soprattutto perché c’è stata unanimità tra le regioni. Per la SSR questo voto non è un traguardo, bensì solo un inizio: l’azienda si adatterà alle nuove condizioni quadro e ai nuovi bisogni della società dando il via a tre grandi pacchetti di riforme».
«È un bel giorno per la SSR, che vede rafforzata la propria legittimazione come azienda di servizio pubblico», ha dichiarato il presidente del Consiglio d’amministrazione della SSR Jean-Michel Cina in occasione di una conferenza stampa a Berna. «È un bel giorno anche per le 34 reti radiofoniche e televisive private in parte finanziate dal canone e per tutti coloro che pensano che il nostro Paese debba continuare a disporre di un’informazione audiovisiva indipendente e completa nelle quattro regioni
linguistiche, a produrre film, a promuovere la musica, nonché a riprendere e diffondere le grandi competizioni sportive. Oggi gli Svizzeri hanno scelto di sostenere un’idea solidale e multiculturale
del nostro Paese».
«Questa campagna ha stimolato un grande dibattito sul ruolo del servizio pubblico in un paesaggio mediatico completamente rivoluzionato – ha sottolineato Gilles Marchand, direttore generale della SSR – Per la SSR, quindi, questo risultato non è un traguardo, ma solo un inizio. Ci impegna ad adeguare la nostra azienda alle nuove condizioni quadro e ai nuovi bisogni della società, prendendo in considerazione sia le aspettative che le critiche».
Così SSR allestirà un piano di efficienza e di reinvestimento pari a 100 milioni di franchi a partire dal 2019: così facendo la SSR ridurrà i propri budget. Dovrà infatti adattarsi al calo dei proventi del canone, al limite massimo di entrate che le è stato imposto e all’andamento degli introiti commerciali. Il piano di risparmio riguarderà inizialmente i processi di produzione, le infrastrutture, la tecnica, la distribuzione e le spese amministrative, e questo sia alla Direzione generale della SSR
che nelle unità aziendali. Un processo di cambiamento che inizia ora e si protrarrà per
cinque anni.
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