Pd:”Altri 21mila euro per la custodia dei tablet per il voto”
La maggiora parte vanno alle scuole ma 5mila voting machine verranno stoccare in Arexpo per futuri impieghi, per esempio per i referendum sulle fusioni dei Comuni
Le voting machine del referendum regionale lombardo, note a tutti come “tablet per il voto”, non finiscono di scatenare polemiche come già avvenne all’annuncio del loro acquisto da parte della Regione per il voto referendario sull’autonomia del 22 ottobre 2017.
Il primo dato a destare critiche fu il loro costo: 24 milioni di euro: “troppo per una decisione che in Emilia-Romagna hanno preso senza spendere un euro”, disse allora il segretario provinciale del Pd Samuele Astuti.
Consolazione fu l’annuncio che dopo il voto le voting machine sarebbero state destinate alle scuole per la didattica. Operazione, però, non semplicissima perché hanno richiesto adattamenti particolari non essendo un tablet veri e propri.
Ieri dalla Giunta regionale è arrivato tuttavia il via libera: “18mila voting machine pronte ad arrivare in 587 scuole”.
Una decisione che, però, dall’opposizione il Partito Democratico ha analizzato meglio e che contesta: “Dopo lunghe verifiche per la loro riconversione, circa 18.000 voting machine rimesse a “nuovo” stanno arrivando alle scuole che ne hanno fatto richiesta, ma 5000 rimarranno in carico alla Regione per consentire ai comuni che dovranno esprimersi sulle eventuali fusioni di farlo con modalità elettronica. Ma dove mettere 5000 tablet? Semplice: nell’area Expo – spiega il capogruppo in Consiglio regionale per il Partito Democratico Fabio Pizzul -. Ovviamente la custodia non sarà gratuita. Per il comodato d’uso degli spazi e per la custodia dei dispositivi Regione Lombardia garantirà ad Arexpo circa 21.000 euro per i prossimi due anni. Continuiamo, dunque, a pagare il conto dei tablet che non è ancora chiaro se saranno così utili alle scuole che se li sono aggiudicati e se potranno effettivamente garantire risparmi, velocità e trasparenza nelle consultazioni comunali per le fusioni”.
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