«Vedere i nostri bimbi maltrattati ci ha fatto gelare il sangue»
Parlano due genitori sentiti dagli investigatori. I loro piccoli ritratti nel video diffuso dai carabinieri

Hanno la stessa età e frequentavano lo stesso asilo nido. Loro malgrado sono accomunati da un’altra – tragica – fatalità: sono i piccoli ritratti nei video che i carabinieri della stazione di Besozzo hanno realizzato come prova per inchiodare la responsabile e la sua assistente accusate di maltrattamenti al nido e baby parking “Imparare è un gioco” di via Maggioni a Gavirate.
Storie che non già a vederle, ma ad ascoltarle, fanno accapponare la pelle.
Daniela, 40 anni di Besozzo ieri mattina, mercoledì, viene avvisata da un amico che le gira il video appena pubblicato da Varesenews. La donna è sul chi va là: la notizia dell’arresto e dell’intervento dei carabinieri ha già fatto il giro sulla rete ed è stampata sulle pagine dei quotidiani nazionali.
«Ho aperto il video e mi si è gelato il sangue: quel piccolino strattonato al collo era proprio mio figlio. È successo mi sembra lunedì, l’ho riconosciuto dai vestiti», racconta al telefono la mamma del bambino, appena sentita dai carabinieri.
«Prima sono partite le lacrime, a pensare ai lamenti che al mattino faceva già da lontano, quando vedeva la strada in acciottolato che porta al nido. Pensavo: “Saranno capricci”. Invece no, poverino».
Poi, il momento della rabbia, quella che non si può scrivere. «Si, poi mi sono incazzata, parecchio. Ho ripensato ad episodi in cui mio figlio è tornato a casa con un livido in fronte. Pensavo fosse un bisticcio tra bimbi. Ora mi è stato consigliato di prendere un avvocato, valuterò cosa fare ma penso che chiederemo un risarcimento. Lo voglio fare per lui. Mi chiedo cosa aspettino i nostri politici a fare una legge che obblighi l’installazione di telecamere all’interno degli asili: forse che si ripeta un caso come quello dei giorni scorsi?».
Anche Filippo è un genitore, anche lui ha 40 anni e vive nei dintorni e anche lui ha un piccolo che andava lì all’asilo. Suo figlio, nel video, è quello che si prende la ciabatta in faccia.
Stesso copione: immagini viste su internet, rapporto di grande fiducia con l’educatrice e la doccia fredda di quella chiamata dei carabinieri, mercoledì mattina: “Venga qui all’asilo, deve passare a prendere suo figlio perché la struttura chiude”.
«Massì, pensavo fosse un problema legato al personale, c’era un certo turnover, magari qualcuno non è in regola – racconta Filippo – . Poi mi hanno spiegato, e ho capito. Prego di non incontrare per strada quella persona, non so cosa potrebbe succedere».
Filippo infatti è arrabbiato due volte: la prima per aver visto il video con suo figlio colpito in quel modo così meschino. E poi perché la donna arrestata era quasi “di casa”.
«Mia figlia più grande martedì scorso era stata accompagnata in piscina proprio dalla responsabile del nido, di cui ci fidavamo ciecamente. L’aveva riportata a casa alle sei e mezza di sera e ci eravamo persino bevuti il caffè. Il giorno dopo ho saputo dell’arresto. Poi il video».
A differenza del figlio di Daniela, il bimbo di Filippo non dava alcun segno di nervosismo al momento di entrare nel nido, anzi, sembrava quasi andarci con gioia e tranquillità.
Cosa accadeva davvero in quella struttura? Saranno le indagini a stabilirlo, e nelle sedi opportune; fino alla decisione di un giudice deve prevalere la non colpevolezza delle persone coinvolte anche se le immagini fanno male e questi genitori vogliono giustizia. Per loro. E per i loro figli.
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Ho anchio una bimba che va al nido e vedere queste cose fa male al cuore.Fossi un genitore di quei bimbi non so cosa farei,di certo non gliela farei passare liscia a quelle maledette ,un mese di ospedale glielo farei fare