
La battaglia di un pensionato: “Tenetevi i soldi ma datemi giustizia”
L'uomo scopre che la vicina di casa gli danneggia l'auto, la riprende con una telecamera e la manda a processo ma dopo 4 anni scopre che il reato si è estinto a causa della riforma della giustizia

M.L., pensionato di quasi 70 anni, non è in cerca di notorietà o di vendetta ma solo di giustizia per un procedimento penale che è andato avanti per 4 anni e si è concluso con l‘estinzione del reato in cambio di un risarcimento danni che, tra l’altro, non ha nemmeno accettato.

M.L. voleva solo un giusto processo perchè a tradire la sua fiducia era stata la stessa vicina di casa alla quale porgeva, ogni anno, le ciliegie del suo albero e invece lei gli rigava l’auto, di notte, entrando di soppiatto nel suo box.
La norma, introdotta con la riforma della giustizia del ministro Andrea Orlando che permette l’estinzione di alcuni reati minori in cambio del pagamento del danno procurato, infatti, gli ha precluso questa possibilità nonostante fosse stata la donna a chiedere il processo in luogo del pagamento di un decreto penale che l’avrebbe condannata a pagare un’ammenda di 15 mila euro.
La vicenda ha inizio nel 2014 quando il signor M.L., residente a Somma Lombardo in un condominio della media borghesia, si ritrova a votare contro alcuni lavori decisi in assemblea condominiale. Questo suo voto contrario indispettisce alcuni condomini tra i quali, seppur indirettamente, anche questa donna (madre di famiglia 50enne).
Per il 70enne sommese iniziano i dispetti che si traducono in righe sulla carrozzeria dell’auto.
Una prima denuncia ai carabinieri va a vuoto nonostante lui chieda ai militari di convocare i condomini almeno per convincere l’eventuale colpevole a smetterla con questo comportamento. I graffi sulle fiancate aumentano (in un caso gli buca anche la gomma) e lui decide di agire autonomamente piazzando una telecamera nel garage per scoprire chi è il vandalo senza volto.
La grande amarezza è stata quella di scoprire che l’autore dei danneggiamenti è una donna e per di più la sua vicina di casa alla quale dava del lei e per la quale nutriva grande rispetto. La donna, in forza di una prova video schiacciante, finisce a giudizio ma il Tribunale di Busto Arsizio vuole chiudere la vicenda con un decreto penale che la signora impugna (a fronte anche dell’esosa multa che avrebbe dovuto pagare, ndr), chiedendo il processo.
A marzo 2017 la prima udienza viene rinviata a dicembre dello stesso anno per uno sciopero degli avvocati e solo ieri, lunedì, il tribunale arriva ad una decisione: la proposta di pagare 1000 euro di danni da parte dell’imputata è stata accolta dal giudice ma non da M.L. che si era illuso di avere un po’ di giustizia: «Della macchina non mi interessa, io giro in bicicletta – conclude amaramente – avrei voluto una condanna penale per una persona che era colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio. Sono molto deluso».
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