La salute dei lavoratori non è una merce. Sciopero alla Whirlpool

Grande partecipazione dei lavoratori alla protesta contro gli infortuni sul lavoro. Il sindacato: «Negli ultimi 5 anni gli infortuni non sono mai diminuiti in termini proporzionali anche quando si sono ridotte le ore lavorate»

«La salute dei lavoratori non è una merce ma un diritto. Qui in Whirlpool non ci sono stati infortuni mortali anche perché c’è un’alta sensibilità sul tema della sicurezza, ma questo non ci impedisce di protestare per l’aumento esponenziale di infortuni mortali avvenuti in altre fabbriche in questo inizio d’anno». Matteo Berardi della Fiom Cgil parla a nome della rsu, composta da Tiziano Francescetti della Fim Cisl dei Laghi e di Chiara Cola della Uilm.  La rappresentanza sindacale unitaria di Cassinetta sui temi della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro è sempre stata compatta e anche in questa occasione ha raccolto una larghissima adesione allo sciopero, oltre mille lavoratori su tre turni.
Dopo oltre un’ora di assemblea retribuita, con la presenza dei tre segretari provinciali dei sindacati dei metalmeccanici, del segretario nazionale della Fiom, Maurizio Marcelli, e di quello regionale della FimAndrea Donegà, hanno infatti deciso di non limitarsi al presidio davanti all’azienda ma di sfilare in corteo lungo la strada provinciale 36 fino alla rotonda di Ternate per poi ritornare alla portineria principale della multinazionale americana.

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GLI INFORTUNI SUL LAVORO AUMENTANO ANCHE SE CALANO LE ORE LAVORATE
Nel 2017 i morti sul lavoro sono stati oltre mille, oltre 220 morti nei primi mesi del 2018 con un’impennata nei mesi di aprile e maggio.  Negli ultimi dieci anni la riga del totale  riporta una cifra degna di una guerra: 13mila morti.
«Finalmente l’Inail ha iniziato a tirar fuori i dati veri sugli infortuni sul lavoro – commenta Marcelli della Fiom Cgil -. Negli ultimi 5 anni non sono mai diminuiti in termini proporzionali anche quando si sono ridotte le ore lavorate,  questo significa che il problema è strutturale». Una parte di questa situazione è dovuta all’inerzia dei vari governi che non hanno fatto interventi per sostenere le imprese nelle politiche di prevenzione e nemmeno per sanzionare quelle dove le norme venivano violate. A questo si aggiunge un’inefficienza dei servizi ispettivi di prevenzione abbandonati un po’ a se stessi a causa della mancanza di risorse finanziarie disponibili. Secondo il sindacalista della Fiom, c’è poi una parte che riguarda direttamente le imprese e Confindustria non sempre disponibili a confrontarsi con le rappresentanze sindacali su un sistema di prevenzione che tuteli complessivamente la salute. «Dove c’è una ripresa produttiva soprattutto qui in Lombardia – conclude Marcelli – noi assistiamo a un’accelerazione dei carichi di lavoro e a un aumento della velocità di produzione che sulle linee di montaggio e nella movimentazione dei carichi producono al lavoratore inevitabili conseguenze sul piano fisico e psichico».

QUESTA BATTAGLIA NON LA SI VINCE DA SOLI
Qualcuno a suo tempo lo aveva detto: al momento della ripresa economica ci potrebbe essere un aumento degli infortuni sul lavoro perché durante la crisi si sono contratti sensibilmente gli investimenti delle imprese. «Stiamo uscendo da una fase in cui tra i costi da tagliare sono stati messi anche gli investimenti in salute e sicurezza – spiega Andrea Donegà segretario regionale della Fim Cisl -. Lo sciopero è uno strumento di denuncia importante ma non può essere la soluzione. Per vincere questa battaglia di civiltà l’indignazione non basta, bisogna arrivare prima e non bisogna essere da soli. Oltre alla consapevolezza dei lavoratori, occorre quella delle imprese, delle istituzioni e dei sindacati. Credo che dalla denuncia bisogna passare alla proposta. Per esempio noi chiediamo che i risparmi che l’Inail produce ogni anno non vengano destinati ad altri capitoli di spesa, ma alla formazione e alla prevenzione in tema di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro».

NON ABBASSARE LA GUARDIA
Chiara Cola
rsu della Uilm lavora alla Whirlpool  da molti anni e non ricorda infortuni mortali nello stabilimento di Cassinetta di Biandronno. Il fatto però che l’assemblea dei lavoratori si sia protratta per quasi due ore con una partecipazione massiccia e un susseguirsi incalzante di interventi, secondo la sindacalista, è il segno dell‘esistenza di una certa preoccupazione. «I lavoratori oggi hanno dimostrato  che la sicurezza nei luoghi di lavoro non può essere affidata a semplici slogan – dice la sindacalista -. Quanto sta accadendo in altre aziende li preoccupa ed è questo il motivo per cui tengono  un’attenzione molto alta su questo tema. I lavoratori rivendicano una continuità nell’applicazione delle regole e per ottenerla occorre che a vigilare su ciò che accade in azienda siano tutti gli attori in campo.  Bisogna incalzare le imprese sulla formazione continua che deve essere fatta in anticipo partendo dalla scuola dell’obbligo, perché la sicurezza è un valore, non un costo».

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Pubblicato il 22 Maggio 2018
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