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Appendo il registro al chiodo, l’ultimo giorno di scuola di Giosuè Romano
Una vita passata nella scuola e un amore sconfinato per la cultura. Il messaggio di un professore che ha sempre «valutato e mai giudicato»
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La riflessione di Giosuè Romano, professore di letteratura e storia al Daverio Casula, all’ultimo giorno di lavoro dopo una vita passata al servizio della scuola.
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Ultimo giorno di scuola. Ma proprio l’ultimo! Mentre scrivo sono frastornato da un pulviscolo di ricordi: la passione che ci ho messo, le innumerevoli domeniche a correggere compiti, la magia di certi giorni di lezione, il mio amato, sempreverde, Dante, le gare sulle date e sulle “minuzie storiche” ogni fine anno, le risate che mi sono fatte anche leggendo e/o ascoltando “cose che voi umani…” Ho reso lieve il mio lavoro non rinunciando al buonumore perché si può essere esigenti e professionali col sorriso sulle labbra: non è vero che gli afflitti siano più intelligenti!
Mi sono sforzato di insegnare che la Cultura è un valore inossidabile, un bene di rifugio e che il Sapere non può essere svilito dal circolo vizioso e anti-pedagogico: spiegazione-verifica-voto. Il Sapere vero (che si regala e non si vende) è Bellezza. Bellezza e fascinazione: ti lascia in bocca il retrogusto saporito delle cose buone, “quelle” per cui vale la pena di vivere.
L’obiettivo vero del mio essere docente è stato quello di contribuire, attraverso lo studio, a formare Cittadini consapevolmente critici, non sudditi obbedienti: i signorsì ottusi fanno comodo a chi comanda ma, oggi più che mai, c’è bisogno di gente che faccia “girare le rotelle”. È per questo che ho valutato, mai giudicato.
Ho avuto la fortuna di incontrare colleghe e colleghi di notevole spessore culturale ed umano. Ne ricordo e ne saluto alcune/i pur sapendo che avrò qualche colpevole dimenticanza: Fabio, Franco, Annamaria, Raffaella (che non ci sono più) e poi il Sigi, Nicoletta, Iolanda, Giorgia, Liliana, Francesca, Alessandra, Domenico, la Mille, Carlo, Anna, Oieni, la Spriano e tanti … tanti ancora.
E non posso non salutare il personale ATA che ha sempre sopportato pazientemente la mia proverbiale anarchia burocratica. E poi ci sono loro! I miei studenti! Quelli di oggi, di ieri e quelli del secolo scorso: mille e mille braccia per abbracciarli tutti!
Chi mi conosce sa che il da fare non mi mancherà… Mi mancherà la Scuola, mi mancherà perché ci ho creduto.
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