“Game over”, evasione e bancarotta nel settore dei videogiochi
Un imprenditore in carcere, uno ai domiciliari, sequestri per quattro milioni: le società stavano per fallire, hanno fatto sparire il magazzino e aperto altri canali di vendita
Evasione fiscale e bancarotta fraudolenta hanno portato in carcere e ai domiciliari due imprenditori, arrestati sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita dalla Guardia di Finanza di Gallarate. Un’operazione chiamata “Game over”, visto che coinvolgeva società attive nel commercio di videogiochi.
È il risultato di una lunga indagine che ha portato le fiamme gialle di Gallarate sulle tracce di cinque società di commercio di videogiochi, che hanno tutte la sede legale presso un consulente fiscale di Gallarate. Secondo gli elementi raccolti dalla Finanza, le società coinvolte – tutte operanti nell’area del Varesotto e del Milanese, ma con centinaia di negozi sparsi in tutta la penisola aventi il medesimo marchio – tra il 2015 e il 2017 avrebbero messo in atto una serie di condotte fraudolente, sostanziatesi nell’emissione e annotazione di false fatturazioni, sfociate anche in condotte di bancarotta.
L’attività d’indagine si è sviluppata mediante l’esecuzione di verifiche fiscali che hanno consentito il recupero di oltre 20 milioni di euro di base imponibile, per un’evasione Iva pari a circa 2 milioni di euro, oltre a 200 mila euro di ritenute operate e non versate.
I due soggetti arrestati, uno amministratore di diritto e l’altro di fatto delle società coinvolte nella frode, risultano indagati anche per bancarotta fraudolenta per aver fatto sparire – per così dire – i beni delle società giunte al fallimento (per un valore di circa 4 milioni di euro), svuotando i magazzini dei negozi sparsi in tutta Italia e rivendendo “in nero” i giochi e le consolle acquistati da note società fornitrici, costituendo nuove società utilizzate per le vendite sottocosto dei videogiochi, anche attraverso piattaforme di vendita e-commerce.
Il dissesto societario era ben chiaro agli amministratori, i quali negli anni avevano tentato di celare il reale andamento del “gruppo” falsificando i bilanci ed esponendo situazioni finanziarie ed economiche del tutto differenti dalla realtà. Anche la documentazione rinvenuta dalle Fiamme Gialle a seguito di perquisizione ha confermato la totale irregolarità della contabilità, rendendo difficoltosa la ricostruzione della reale situazione aziendale.
È scattato anche un sequestro di beni mobili e immobili per un valore di circa 4 milioni.
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