I 5 Stelle si mobilitano per fermare il salvataggio dell’inceneritore
Campagna sui social con Paragone e Cenci per dire no all'allungamento della vita dell'impianto di Borsano. Domani presidio davanti al Comune prima dell'assemblea dei soci Accam
Il Movimento 5 Stelle di Busto Arsizio sta mobilitando tutte le sue forze per protestare contro le scelte dell’amministrazione comunale su Accam. Il prolungamento della vita dell’inceneritore al 2027, che sarà il tema dell’assemblea dei soci di venerdì 28 settembre, non va giù agli esponenti del movimento che hanno mobilitato i deputati Riccardo Olgiati, Niccolò Invidia, Gianluigi Paragone, il consigliere regionale Roberto Cenci e altri personaggi di spicco con una campagna di video sui social che chiedono la chiusura del termovalorizzatore.
Domani saranno davanti a Palazzo Gilardoni per un sit in alle 14, un’ora prima dell’assemblea nella quale si discuterà il nuovo piano industriale che il consiglio di amministrazione intende presentare e che prevede, appunto, uno spostamento della data di chiusura dell’impianto di Borsano.
Il consigliere comunale Luigi Genoni precisa la posizione dei 5 Stelle bustocchi: «Il sindaco Antonelli non ha risposto a nessuna delle nostre preoccupazioni e obiezioni in consiglio comunale. A partire da quella sulla possibilità di incenerire rifiuti che vengono da fuori consorzio come già accaduto con le ecoballe di Napoli, di buttarci dentro anche i fanghi da depurazione pur di mantenere in piedi un inceneritore che ha sempre meno rifiuti da bruciare e che perde soldi da anni. Domani ribadiremo il nostro no a tutto questo».
Ecco la nota firmata dai parlamentari Gianluigi Paragone, Nicolò Invidia, Riccardo Olgiati, dai consiglieri Roberto Cenci e Raffaele Erba e dall’eurodeputata Eleonora Evi
“Mentre la Commissione Europea, il MISE e il Ministero dell’Ambiente stanno legiferando a
favore di politiche per l’economia circolare e del riciclo dei materiali, Accam vuole rinnovare
operatività fino al 2027 un inceneritore incompatibile con questa direzione ormai
universalmente riconosciuta. Ma non sono solo le istituzioni a chiedere questo, anche i cittadini
vogliono che il loro ambiente e la loro salute siano tutelati. Per questo impediremo in ogni
modo possibile che Accam porti ulteriore disagio al territorio” ha dichiarato l’On. portavoce
Niccolò Invidia del Movimento 5 Stelle.La posizione dei gruppi Cinque Stelle dei comuni facenti parte consorzio ACCAM, che ricordiamo
essere società nata con soldi pubblici, con una missione pubblica e specifica al servizio del
territorio, si manifesta chiaramente in questo comunicato. I Soci avevano deliberato la chiusura
di quell’impianto al 2017. A pochi mesi dalla chiusura ci si sono accorti della necessità tutta
economica di prolungare al 2021 la fine dell’incenerimento nell’impianto di Busto Arsizio.
Anziché portare all’ordine del giorno della prossima assemblea dei soci (prevista il 28 settembre)
i 5 scenari usciti dal lavoro del tavolo tecnico, e porli in discussione, il Consiglio di
Amministrazione (CdA) ACCAM porta un nuovo elaborato chiamato “piano industriale 2018-2027”
nel quale si enfatizza la soluzione di continuare a incenerire (almeno) fino al 2027 e gli svantaggi
di tutte le altre ipotesi. Un piano industriale che prevede un sempre maggior introito da rifiuti
esterni al consorzio, da quelli speciali e dai fanghi di depurazione. Un inceneritore sempre meno
al servizio del territorio e sempre più orientato a logiche di guadagno privatistiche.
Sei mesi fa la presidente, Laura Bordonaro, andava dicendo che ACCAM non aveva problemi
economici e il piano industriale di chiusura al 2021 stava in piedi tranquillamente nonostante
l’investimento di 4 mln per i nuovi filtri necessari al rinnovo della licenza AIA (Autorizzazione
Integrata Ambientale).Improvvisamente, le dichiarazioni continuano a cambiare senza un’apparente logica: prima si
chiede ai sindaci di rialzare le tariffe ai cittadini allo scopo di poter chiudere in bonis al 2021,
poi si dice loro che la società non ha rispettato per il 2017 i parametri per rimanere in-house
(ovvero come se fosse una articolazione organizzativa dei comuni), dopo due settimane
dall’assemblea nella quale i sindaci hanno chiesto al CdA di compiere tutte le azioni possibili per
mantenere la società “in-house” viene proposta da ACCAM una nuova modifica allo statuto per
eliminare la possibilità di controllo analogo dei Comuni soci e aprire dunque la società a privati.
Gli scenari usciti dal tavolo tecnico non sono mai stati mostrati all’opinione pubblica,
nonostante le roboanti promesse della presidente Bordonaro.
Si sono presi gioco dei cittadini. È sconcertante come le cinque soluzioni alternative proposte
dal team di Esperti a pagamento siano state completamente disattese ed assunta al contrario
una soluzione in piena solitudine dal CdA (tra cui la dismissione e realizzazione di un impianto di
recupero materiali) ed ora nulla di ciò venga preso in considerazione.Ai cittadini del territorio (27 comuni) è impossibile spiegare che nonostante il loro impegno in
una raccolta rifiuti consapevole e differenziata, nonostante gli oneri e i disagi per inquinare
meno, dovranno tenersi quell’inceneritore inquinante ed inefficiente per almeno altri 20 anni
mentre brucia rifiuti di altre regioni.
Come la si voglia vedere, i conti economici e finanziari non tornano. La raccolta virtuosa e
differenziata dei rifiuti urbani e il disimpegno di alcuni Comuni soci dal conferimento non
garantiscono più i 20 milioni previsti al 2021; più realistiche previsioni indicano che a fatica
forse si potrebbe arrivare a circa la metà.
Impossibile mostrarsi fiduciosi.
Alcuni comuni vorrebbero “scappare” dismettendo la partecipazione sociale che si concentrerà
pertanto nelle mani di chi rimarrà. Il rischio concreto è che in un prossimo futuro i soci rimasti
possano rivendere le quote a multiutility private con chiaro intento speculativo.
Dopo tutto ciò ci aspettavamo di sentire i sindaci, prendere provvedimenti a tutela dei cittadini,
della loro salute, dei soldi pubblici e dell’ambiente.
Ci aspettavamo azioni come chiedere le dimissioni di questo CdA che non rispetta il dialogo e la
trasparenza ma pone diktat e compie errori gestionali importanti.
Non possiamo tollerare atti e mozioni che sono un pieno mandato per continuare a calpestare la
volontà dell’Assemblea dei soci Accam, non possiamo restar muti di fronte alla compiacenza di
tutte le altre forze politiche.
Ci rivolgiamo ai cittadini del territorio affinché sappiano che le scelte di oggi avranno
ripercussioni sulla loro salute, sulla qualità dell’ambiente in cui vivono e sulle finanze pubbliche.
Facciamo appello anche a tutti i “primi cittadini” dei 27 comuni interessati perché, almeno
questa volta, pongano al primo posto il benessere degli abitanti delle loro città e non gli
interessi economici di un anacronistico inceneritore.
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