Dall’utopia stupida a quella sostenibile

Incontro al Roda con l'ex ministro Enrico Giovannini che ha dialogato con Davide Galimberti, i professori Rossella Locatelli e Vincenzo Salvatore e il giornalista del settimanale L’Espresso Vittorio Malagutti

Generico 2018

L’Italia per secoli è stata la terra della sostenibilità e dell’innovazione. “Poi questi temi ce li siamo dimenticati”.

Enrico Giovannini chiude con un messaggio di speranza e con alcune proposte concrete il suo lungo incontro a Gavirate ospite dello spazio Roda. Con lui sul palco il sindaco di Varese Davide Galimberti, i professori universitari dell’Insubria Rossella Locatelli e Vincenzo Salvatore e il giornalista del settimanale L’Espresso Vittorio Malagutti.

L’occasione dell’incontro, a sei mesi dalla sua uscita, è la presentazione del libro “L’utopia sostenibile” edito da Laterza.

È proprio il giornalista varesino a dare il la all’ex presidente dell’ISTAT e ministro del lavoro. Enrico Giovannini ha un curriculum notevole e da anni si sta impegnando sui temi della sostenibilità.

“Lo sviluppo sostenibile è uno dei temi centrali che qualsiasi Governo dovrebbe affrontare come priorità della propria azione. Invece assistiamo a una politica ossessionata dal consenso del giorno  per giorno. Quanto è praticabile la tesi del libro?”.

“La vera utopia – ha iniziato Giovannini – è quella di cui siamo imbevuti. Stiamo sostenendo che basti mettere dei soldi in tasca alla gente perché l’economia riparta. Questa è un’utopia stupida perché non funziona. Tre anni fa tutti i capi di Governo hanno firmato un documento in cui si parla delle aspettative e delle ambizioni. Siamo su un sentiero insostenibile, non solo in termini ambientali, ma anche a livello economico e sociale. Un esempio preciso sono state le primavere arabe che poi hanno portato a tutti i problemi che conosciamo. Come facciamo a prenderci cura dell’ambiente se non siamo nemmeno capaci di prenderci cura dei nostri ponti? La formazione, la ricerca non vengono considerati investimenti ma costi. Le persone non sono considerate un patrimonio dell’impresa ma un costo. Pensare allo sviluppo sostenibile è il contrario di ciò che facciamo. Noi siamo consumatori e non accumulatori. Il cambiamento di mentalità passa dal fatto che ci dobbiamo prendere cura del futuro. Molti paesi del mondo soffrono di retrotopia, come dice Bauman, ovvero del desiderio di tornare indietro. L’utopia dello sviluppo sostenibile parte invece dall’esigenza di cambiare. In Italia questo non è il faro della politica. Tecnologia, governance e cambiamento di mentalità sono i punti fondamentali. Se il mondo è pieno di shock abbiamo bisogno di cambiamento, se questo è molto grande non basta adattarci ma occorre trasformarci. Prevenire, promuovere, proteggere, preparare, trasformare sono fondamentali. Dobbiamo ripensare alle categorie e strutture di governo.

Una sfida molto difficile ha a che fare con la democrazia che è lo strumento migliore per tirarci fuori dalla situazione di crisi. C’è bisogno di una vera rivoluzione. Nel mondo solo due realtà guardano a lungo termine: la Cina e la Chiesa cattolica. Noi abbiamo bisogno di iniziare a pensare a lungo termine”.

Il tema del tempo che viviamo è entrato con forza nell’incontro e il sindaco Galimberti ha colto alcuni suggerimenti di Giovannini raccontando la propria esperienza amministrativa.

“Di questi tempi le cose che sostiene Giovannini sono impopolari. Varese sta investendo molto sugli edifici scolastici. In uno di questi abbiamo fatto interventi per la sicurezza ma le reazioni sono negative. C’è ostilità verso i percorsi di cambiamento. Serve una maggiore consapevolezza dei cittadini sul bisogno di dotarci di strumenti di sostenibilità ambientale”.

Dai cittadini alle imprese e su questo è intervenuta la professoressa Rossella Locatelli.

“I temi della sostenibilità vanno interiorizzate dalle imprese. Queste devono trovare una convenienza che sia legata all’educazione e alla capacità di utilizzare le informazioni. Il tema della responsabilità sociale viene da lontano e assistiamo a qualche cambiamento, ma spesso sono minimi e di facciata per fare marketing. In giro per il mondo l’attenzione a questi temi si sta sviluppando ma riguarda la grande impresa perché le piccole hanno meno attitudine alla internazionalizzazione”.

La dimensione internazionale e la funzione dell’Europa sono stati il centro dell’intervento del professor Vincenzo Salvatore.

“Fino adesso abbiamo creduto nella percezione diffusa della sostenibilità ambientale che è una delle premesse della felicità degli uomini, ma non basta. Occorre parlare di sviluppo sostenibile. Questo è citato nei testi dei trattati dell’Europa, ma non nella nostra Costituzione. Solo che l’Europa ha fallito i suoi interventi su questo tema ed è in crisi a causa di diversi errori. Un allargamento troppo veloce che ha costretto a medicine peggiori della malattia. Perciò dobbiamo ricostruire i fondamenti dell’Unione perché la struttura non risponde più ai bisogni. L’ambiente, l’economia non sono circoscritti e non si possono mettere confini. Occorre intervenire su diversi mondi che sono cambiati. Un esempio è la comunicazione che ha strategie e strumenti nuovi. Viviamo al confine dell’area politica che avrà maggiori tensioni nei prossimi anni”.

Il futuro diventa così centrale nelle analisi di Giovannini.

“L’Italia non ha un istituto di studi sul futuro. Passano cose così grandi sopra la nostra testa che forse solo l’Europa può esserne parte. Viene la tentazione di tornare indietro ma non si può fare e non serve pensare di tornare padroni a casa nostra. Lo sviluppo sostenibile è fondamentale per la giustizia intergenerazionale. Le disuguaglianze economiche sono cresciute in Italia malgrado la ripresa. Oggi le famiglie più ricche hanno aumentato la quota della ricchezza dal 2 al 10%.

Come si cambia? Investendo nella formazione di chi viene espulso dal mondo del lavoro perché il capitale umano è fondamentale. Due proposte concrete: stimolare gli imprenditori che siano pronti a metterci la faccia. Dare maggior spazio alle scuole e alle università perché possono diventare un motore straordinario del cambiamento”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Settembre 2018
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