Flavio Jeanne, le motivazioni della Cassazione
Il ricorso proposto dall’omicida di Giada Molinaro, investita sulle strisce due anni fa, si basava sulla sproporzione della pena
Per la difesa di Flavio Jeanne, l’uomo accusato di omicidio stradale della giovanissima Giada Molinaro, sei anni di reclusione erano una pena eccessiva, fuori dai principi di ragionevolezza e proporzionalità.
Per questo era stato proposto un ricorso in Cassazione contro la condanna del cuoco ventisettenne che il 14 settembre del 2016 uccise Giada a bordo della sua auto mentre la ragazza attraversava sulle strisce pedonali in centro a Varese. Ora ci sono le motivazioni della decisione presa dalla Cassazione, cioè i motivi del rigetto di questo ricorso.
Il conducente non si fermò a prestare soccorso e cercò di mitigare nei giorni successivi i danni prodotti dal sinistro sulla propria auto: fu la segnalazione di un carrozziere alle forze dell’ordine a rivelarsi decisiva.
La Kia bianca presentava i segni inequivocabili dello scontro con un pedone, col cristallo anteriore sfondato e altri indizi sulla carrozzeria, che mal collimavano col racconto di Jeanne, il quale sosteneva di aver inavvertitamente investito un cinghiale. Messo alle strette, il ragazzo confessò.
Per questi motivi, per una condotta ritenuta dai giudici della suprema corte «di allarmante gravità», il ricorso in Cassazione venne rigettato, nel luglio scorso e di recente sono arrivate le motivazioni.
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