Le reti dei pescatori salveranno il lago di Varese
Presentata al Chiostro di Voltorre la ricerca" Il lavoro del pescatore, gli attrezzi del mestiere tra pratica tradizione e storia". «Conoscerne la storia è il punto di partenza per avere cura del lago»
Sarà la rete di un pescatore a salvare il lago di Varese? In un certo senso sì. Se si vuole conoscere il lago, il suo “stato di salute”, bisogna conoscere e parlare con chi il lago lo vive davvero ogni giorno. E chi meglio dei pescatori professionisti ha il polso della situazione? Se poi i professionisti che vivono di pesca fanno parte di famiglie storiche che si tramandano da generazioni i segreti di un lavoro faticoso e difficile, è ancora più semplice ricostruire come negli anni è cambiato il lago.
È questo il senso della ricerca presentata oggi, sabato 27 ottobre, al Chiostro Di Voltorre in una sala davvero affollata. “Il lavoro del pescatore, gli attrezzi del mestiere tra pratica tradizione e storia” è il frutto di una lunga indagine curata da Tiziana Zanetti ed Amerigo Giorgetti. Un lavoro di studio e raccolta di dati che ha uno scopo ben preciso: conservare la tradizione e tramandarla alle generazioni future affinché si rendano conto di quale bene prezioso sia il lago e di come debba essere conservato. Ad ogni costo.

«L’obiettivo è soprattutto questo – ha spiegato Paola Brambilla, delegato WWF Italia per la Lombardia ed ecoavvocato – Lo studio delle tradizioni dei pescatori va di pari passo con la tutela del territorio. Stare a contatto con chi tutti i giorni vive e lavora sul lago, garantisce a chi si occupa della cura delle acque di sapere come stanno. Quali sono i pesci che popolano le acque, cosa viene pescato di più e quali specie invece è quasi scomparsa: solo loro possono aiutare davvero chi ha a cuore il risanamento dei nostri specchi lacustri. Sono i pescatori e la gente di lago i primi alleati di chi deve studiare soluzioni ai problemi di tutela ambientale».
E lo sa bene Tiziana Zanetti, studiosa e ricercatrice con un cognome che “parla da solo”: Giorgetti e Zanetti sono due famiglie storiche, le due più antiche famiglie di gente del lago di Varese. «Sento forte la responsabilità di questo cognome – ha detto in apertura del convegno – Il nostro amore per il lago si traduce in qualcosa di molto pratico: in cura e tutela del patrimonio».
Il convegno è stato organizzato dall’associazione culturale Terra Insubre con il contributo di Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus, Associazione amici del chiostro, e la società cooperativa Pescatori del lago di Varese e con il patrocinio di Provincia di Varese, Comune di Gavirate, Centro Internazionale Insubrico Carlo Cattaneo e Giulio Preti.
I risultati dello studio saranno presto consultabili ma sono già stati raccolti in un opuscolo “Il lavoro del pescatore” in distribuzione. Si parla del seghézz della sessola e degli scalmi, gli attrezzi più comuni usati dai pescatori; del libretto, quello che ogni socio della cooperativa pescatori del lago di Varese aveva e sul quale veniva segnata la quantità di pesce pescato che a fine settimana veniva pagato.
Si parla del mitico rierun, la rete di grandi dimensioni utilizzata per la pesca selettiva che si effettuava poche volte all’anno. E di tanto altro ancora: la ricerca è davvero molto ampia.
«Con questo lavoro – conclude Tiziana Zanetti – abbiamo cercato di dimostrare quanto la conoscenza di questa professione, tra pratica, tradizione e storia, ricostruita attraverso alcuni degli attrezzi utilizzati, sia non solo importante ma addirittura vitale per il futuro dei nostri territori e della gente che li abita».
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