Inceneritore Accam, asse Forza Italia-Pd per non chiuderlo
Gorrasi e Mariani annunciano l'ok al piano industriale che sposta la chiusura dell'impianto di Borsano al 2027. Il Pd chiede più coraggio mentre Lega e 5 Stelle restano contro
L’asse tra Forza Italia e il Pd salverà Accam dalla chiusura. Lega e Movimento 5 Stelle restano sulle loro posizioni: no al prolungamento della vita dell’inceneritore fino al 2027.
Queste le posizioni emerse ieri sera in commissione davanti al cda della società con la presidente Laura Bordonaro che ha provato a spiegare la bontà del piano industriale che dovrebbe permettere ad Accam di non soccombere sotto il peso dei debiti. Allungare la vita dell’impianto riducendo al minimo gli investimenti, splamando su più anni gli ammortamenti, mantenendo la società in house ma aprendo allo smaltimento di rifiuti sanitari e altre tipologie di materiali (si è parlato anche di ingombranti come i materassi) e cercando di riportare a Borsano i rifiuti dei comuni soci che conferiscono altrove. Il tutto condito da un necessario aumento delle tariffe.
Quello che è emerso è che il Pd, tramite le parole di Valerio Mariani, ha chiaramente annunciato la decisione di appoggiare il piano presentato, non nascondendo tutte le criticità che comunque sono emerse e che la stessa ragioniera capo del Comune non ha mancato di sottolineare: «Servirebbe più coraggio, fosse per noi toglieremmo anche la data del 2027».
Gorrasi di Forza Italia ha prospettato, in caso di chiusura dell’inceneritore, uno scenario “campano” con spazzatura per strada, roghi di rifiuti e costi maggiori per lo smaltimento dei rifiuti.
La presidente della commissione Paola Reguzzoni ha, invece, espresso la posizione della Lega di Busto: «Questo piano non sta in piedi, non si può passare da un passivo di 2 milioni di euro ad un attivo di 30 da un anno all’altro. Forse neanche la Apple con il ritorno di Steve Jobs e il lancio del primo smartphone». Per l’esponente leghista «è il sistema societario stesso a non funzionare in Accam, troppi comuni ne fanno parte e troppo diverse sono le posizioni. Come si fa a fare un piano che si basa sul conferimento di tutti i comuni soci quando i comuni soci conferiscono altrove i loro rifiuti?». La stessa Bordonaro ha parlato di 1,2 milioni di euro che mancano all’appello dai comuni che portano i rifiuti in altri impianti.
Alla stessa conclusione è giunto il Movimento 5 Stelle seppur partendo da considerazioni iniziali diverse e più legate ai cavalli di battaglia del movimento: economia circolare, riciclo, recupero delle materie prime seconde.
A chiudere la discussione ci ha pensato il sindaco Antonelli che ha citato ancora una volta alcuni articoli de “Il sole 24 Ore” in cui si minimizzano i danni ambientali prodotti dagli inceneritori soprattutto se paragonati a quelli fatti dagli incendi dei depositi come quello avvenuto a Milano o dalle discariche «dove – sostiene Antonelli – tornano molti dei materiali della differenziata che nessuna azienda vuole». Per Antonelli l’inceneritore dovrebbe andare avanti fino al 2080.
Durante la seduta è intervenuto, in via del tutto eccezionale, anche l’ex-sindaco ed ex-senatore Gian Pietro Rossi che ha rilanciato l’ipotesi di una società svizzero-americana che vorrebbe realizzare un impianto per dividere le molecole della plastica e ricavarne combustibile solido e liquido al posto dell’inceneritore. Il progetto fu presentato alcuni mesi fa ai Molini Marzoli ma da allora non se ne seppe più nulla.
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