Una notte in città coi City Angels
Volti e storie che si incontrano nelle ore notturne a Busto Arsizio quando gli angeli col basco blu e la giubba rossa escono in "pattuglia"
Una notte in strada con gli angeli rossi. Nella notte tra lunedì e martedì abbiamo seguito Andrea Menegotto e il suo gruppo di City Angels a Busto Arsizio nella loro attività perlustrativa della città, in particolare attorno alle due stazioni.
Dopo l’apertura della nuova sezione di Gallarate e l’affidamento della gestione del rifugio comunale per i senza tetto di Busto Arsizio, non si può negare come i City Angels facciano ormai parte della rete di aiuto della Provincia, e perché no, sono entrati nelle abitudini delle tre città in cui sono presenti, con il motto “Solidarietà e Sicurezza”.
Per questo abbiamo deciso di seguire una squadra nel servizio del lunedì sera, un tour di Busto Arsizio visto con i loro occhi, per testimoniare l’importanza di questo genere di attività. Oltre al coordinatore provinciale Andrea “Tiger” Menegotto, unico in tutta Italia ad essere responsabile di tre sezioni (Busto Arsizio, Varese, Gallarate), il team è composto da altri tre angeli, ognuno con il proprio nome in codice. Spiegano che darsi dei nominativi fantasiosi non vuole scimmiottare le forze dell’ordine o giocare a fare i Rambo, ma è più un qualcosa di pratico, che permette un richiamo immediato di aiuto o attenzione da parte di tutta la squadra.
Si parte dal rifugio in Piazzale Volontari della Libertà, e proprio qui si incontra la prima criticità: si avvicina un ragazzo, appena sceso dal treno, con delle carte in mano. Arriva dall’Olanda, via Malpensa. Camara è di origini guineane, racconta di essere stato indirizzato a Busto dalla polizia dello scalo aeroportuale, che gli ha dato anche il biglietto ferroviario, per trovare un posto dove dormire al rifugio della stazione. Il problema è che la struttura non può accogliere chi non è residente in città: non è una situazione nuova per gli Angeli mi spiega Tiger, Camara deve recarsi a Varese per prendere un appuntamento in questura e richiedere l’asilo politico lì. Dormirà in stazione, dove sono molti ragazzi come lui, ma ha la fortuna di essere ben attrezzato, ha un sacco a pelo e vestiti per coprirsi. Oltrepassando le barriere linguistiche si riesce a spiegargli tutto, lo salutiamo con un “bonne chance”, raccomandandogli di fare attenzione.
Dopo un salto di cortesia in un locale della Chiesa Evangelica, che ha organizzato una cena per i senza tetto, parte il tour vero e proprio verso la Stazione Nord, passando per il centro con l’occhio vigile in caso di pericolo. Stasera è tutto tranquillo, ma mi raccontano che non sono rare le situazioni limite nella zona delle Nord, dove alle volte si è anche chiamati per sedare risse o seguire donne sole nel parcheggio poco illuminato, per scongiurare atti di violenza.
Dopo una chiacchierata con Antonio, storico clochard bustocco, in centro ci si imbatte in una signora che si è smarrita. Anche qui il problema è la lingua, Mary infatti è irlandese ed è in città per insegnare da madrelingua, ma non ricorda dove sia il suo appartamento. Servono vari misunderstanding per accompagnarla finalmente a casa.
La sensazione che si sente stando sulla strada con loro è quella di essere una “calamita” per le persone in difficoltà, percezione rafforzata dalle divise, che hanno anche valore simbolico: il basco azzurro è ispirato al caschetto delle Forze di Pace dell’Onu, la giacca rossa è il colore dell’emergenza della Croce Rossa. “Noi siamo semplici cittadini- ci dice l’angelo “Trilli”- e ci comportiamo come tutti i cittadini dovrebbero fare, con attenzione al prossimo nel limite delle proprie possibilità”.
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