Paola Magugliani risponde alle polemiche: “Savoia furono anche altro”

L'assessore al Marketing che ha organizzato la cerimonia di inaugurazione di piazza Vittorio Emanuele II: "Mi scuso se coincidenza ha turbato qualcuno"

paola magugliani

Di seguito la lettera aperta che l’assessore Paola Maguigliani ha scritto, rivolgendosi a Luigi Giavini e a Liberto Losa, in seguito alle polemiche sulla presenza di Emanuele Filiberto di Savoia all’inaugurazione della nuova piazza Vittorio Emanuele II.

“Caro Luigi, mi spiace non vederti sabato in piazza. Come per tutto il resto, anche questa volta mi sono data da fare perché Busto avesse un momento da ricordare, perché la piazza fosse in ordine, perchè tutto fosse vivo. Vittorio Emanuele II è il re a cui sono dedicate tante piazze e tante vie nel cuore di moltissime città, da Nord a Sud, perché ha unito la nostra Italia… a lui è dedicato questo spazio rinnovato anche nel cuore della nostra piccola, un po’ affaticata Busto, che nei miei intenti avrei voluto altrettanto unita.

Lo so che il cognome Savoia può ricordare anche le leggi razziali, le cui date sono tante e tali che non basta un ottantesimo e il concerto che ospiteremo il 23 Novembre nella sala dedicata ad Angioletto Castiglioni a ricordarle. Savoia è anche, tragicamente, Mafalda, morta tra atroci sofferenze il 27 Agosto 1944 a Buchenwald. Quel cognome è anche però Carlo Alberto, che, come l’intelligenza della scrittrice israeliana Elena Loewenthal ricorda, il 29 Marzo 1848 firmò il decreto col quale concedeva la parità dei diritti civili agli ebrei e agli altri “acattolici”, aprendo quel processo di emancipazione fondamentale non soltanto per i figli di Israele, ma per la civiltà stessa.

I ricordi possono essere tristi, o bellissimi. Ho letto i tuoi; i miei non me la sento di scriverli qui, oggi sono solo un personaggio pubblico che deve chiedere scusa se una coincidenza può aver urtato la sensibilità di qualcuno. Ma dico a te, come a Liberto… anche tu “Conta le stelle, se puoi”.

 

Ecco cosa aveva scritto Luigi Giavini

 

Lezione bustocca 31. Emanuele Filiberto a Busto? Benvenuto! Se non lo dicessi tradirei la secolare tradizione di accoglienza della mia gente bustocca, accogliente ma non immemore. Detto questo spiego perché sabato 17 novembre 2018 non ci sarò in piazza.17 novembre è una data da ricordare sempre per la vergogna della promulgazione delle leggi razziali. Emanuele Filiberto è al di fuori di qualsiasi polemica ma non posso non ricordare un episodio che ha segnato la mia vita legandola a quel triste giorno. Ecco perché la ricordo a voi come un tassello della nostra storia. Negli anni 70 ero al Cotonificio Bustese. Erano momenti critici e tra i tentativi di riemergere dalla crisi avevamo fatto richiesta ad una agenzia rinomata per la ricerca di “cervelli” altamente qualificat, di segnalarci qualcuno. Si presentó anche un ingegnere ebreo di origine ungherese con un curriculum di tutto rispetto. Aveva già un’altra proposta ma volle sapere tutto del nostro Cotonificio, interesse naturalmente ricambiato. Mi capitò di chiedergli anche se era parente di una mia conoscenza. Mi rispose con pacatezza ma con un velo di tristezza che era rimasto solo perché della sua famiglia e del suo parentado 16 persone erano state sterminate dai nazisti. Lui solo si era salvato perché era a studiare da un suo amico che poi lo nascose. Gli chiesi alla fine: ma voi Ebrei non vi siete mai ribellati a Dio che vi aveva così tragicamente abbandonato? la risposta fu e lo disse con serena convinzione: “ma perché il silenzio di Dio è la miglior garanzia della libertà dell’uomo”. Quella frase rimase sempre scolpita nella mia memoria. Ecco perché in piazza non ci sarò, me ne starò nel silenzio di quella memoria. Senza rancore con nessuno. Assa!Luigi Giavini

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Pubblicato il 13 Novembre 2018
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