L’arte di Antonio Caro in mostra nella sua Besano

Domenica 3 marzo alle 16 l'inaugurazione di una mostra inedita che presenta in 42 opere il percorso artistico dello scultore Antonio Caro, soprannominato "Il russo"

Avarie

Una mostra inedita, un’occasione unica per ammirare in modo organico l’opera dello scultore Antonio Caro.

La mostra “Antonio Caro, uno sculture a Besano”, che sarà inaugurata domenica 3 marzo alle 16  in due sedi – il Comune e il Museo dei Fossili di Besano – è infatti la prima esposizione dedicata allo scultore besanese, (20 febbraio 1894 – 14 ottobre 1975), attivo in botteghe ed opere milanesi di grande livello, cui si aggiunge una produzione propria espressa soprattutto nelle committenze funebri.

Organizzata dal Comune di Besano, la mostra presenta un totale di 42 opere che conducono alla conoscenza del sentire artistico di Caro. La mostra ha ottenuto la collaborazione della figlia dello scultore, Nicla Caro, della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Viggiù, proprietaria dei modelli in gesso di alcune delle opere più significative di Caro; e della Parrocchia di S.Martino in Besano, cui Nicla donò i gessi di un S. Paolo, di una Madonna in trono con bambino e altri opere figurative realizzate da Caro per commesse ecclesiastiche.

All’inaugurazione saranno presenti i prestatori, tra cui il presidente di Soms Dario Sanarico ed Ezio Negretti, che negli anni ‘50, giovanissimo apprendista nelle botteghe artistiche milanesi, vede all’opera anche un ormai esperto Antonio Caro.

«La valorizzazione del territorio e della cultura sono due dei principi cardine di questa Amministrazione comunale – dice il sindaco Leslie Mulas –  ed è proprio in quest’ottica che abbiamo deciso di rendere omaggio alle persone che hanno contribuito ad apportare ricchezza di conoscenza a Besano; Antonio Caro è stata una di queste, esponente di un’antica professione, quella dello scultore, che a Besano e nei paesi vicini fu diffusa e coltivata da moltissimi abitanti, lasciandoci pregevoli testimonianze scultoree che erano ai più sconosciute».

La mostra è stata curata da Lorenza Giacardi, storica dell’arte varesina, che ha ricostruito le tappe della formazione e del lavoro di Caro: prima scultore di bottega, finitore e modellatore del lavoro artistico di un maestro quali Arrigo Minerbi (per il quali Caro ha collaborato alla realizzazione della porta sinistra del Duomo di Milano, dedicata all’Editto di Costantino), e in seguito anche con una produzione originale, nata soprattutto per rispondere alle commesse funebri e civiche che venivano dal territorio di Besano e dei comuni limitrofi.

Sculture a tutto tondo e bassorilievi, in marmo, gesso e bronzo documentano in mostra il percorso e lo stile dello scultore: soggetti sacri certo, ma anche temi del quotidiano ed opere di genere. Tra queste la fanciulla che distribuisce le granaglie alle galline, e la figura femminile che, seduta, spiuma un’oca.

La figlia, Nicla Caro, tutt’ora residente in Besano, ha contribuito sia con il prestito della sua collezione personale sia con il ricordo personale utile alla ricostruzione delle vicende artistiche ed umane del padre.

«L’auspicio – prosegue il sindaco – è che i besanesi di oggi possano essere sempre più consapevoli della ricchezza culturale che Besano possiede grazie al genio e all’impegno dei besanesi di ieri, e che possano tutelare e tramandare questa conoscenza e questi piccoli tesori alle nuove generazioni».

La mostra potrà essere visitata fino al 21 aprile il martedì e sabato dalle 14.00 alle 17.30 e la domenica dalle 10.30 alle 17.30
Nel corso del periodo espositivo sono previste due visite guidate gratuite: sabato 23 marzo alle 15.30 e martedì 2 aprile alle 15.30 (info e prenotazioni 328.8377206 oppure inviando una mail a museo@comune.besano.va.it)

Antonio Caro, la biografia

Antonio Caro nacque a Besano il 20 febbraio 1894 da Nicola Caro e da Giuseppina Bossi. La coppia ebbe sei figli: i primi due morirono prematuramente, seguirono Anna, la maggiore, Antonio e quindi Salvatore e Carlotta, i più piccoli.

Antonio, fin da piccolo, mostrò una particolare propensione e passione per l’arte e, in particolare, per il disegno, tanto da frequentare la Scuola elementare di disegno professionale “Pietro Girola” di Besano. Dagli archivi comunali provengono quattro disegni autografi, di cui tre ornati datati rispettivamente 1905, 1907 e 1908 e uno tecnico datato 1907.

Nel 1910, all’età di 16 anni, si trasferì a Tbilisi, città della Georgia transcaucasica, dove raggiunse la sorella Anna, trasferitasi con il marito Bernardo Villa, imprenditore che aveva lì aperto un cementificio con il socio Andreoletti. Merita al riguardo ricordare che i due fratelli Edoardo e Angelo Andreoletti parteciparono rispettivamente alla costruzione della Chiesa di Kashveti e del palazzo dell’Associazione Economica degli Ufficiali del Caucaso (1910), attualmente sede della banca TBC.

Giunto a Tiblisi, il giovane Antonio iniziò subito a lavorare, frequentando in contemporanea i corsi serali presso la sede secondaria della Scuola di Pittura e Scultura, succursale dell’Accademia Imperiale di San Pietroburgo (dal 1922 Accademia di Belle Arti di Tbilisi), continuando così ad assecondare la sua passione per l’arte e a perseguire il desiderio di migliorarsi.

A Tbilisi rimase sino al 1917: gli esordi della rivoluzione russa obbligarono Antonio e i suoi cari a far ritorno in Italia.

Tale prolungata permanenza nell’est dell’Europa, che gli valse il soprannome “il Russo”, rappresentò per Antonio un’esperienza importante e formativa per l’influenza delle correnti artistiche che si erano sviluppate proprio in quel contesto sull’onda di un forte desiderio di rinascita sociale e che privilegiavano i temi del reale, del quotidiano, del lavoratore, insieme a un gesto artistico e a stilemi più concreti, chiari e vicini alle masse e sempre più lontani da quelli aulici e accademici.

Tornato in Italia all’età di 23 anni, Antonio frequentò i corsi serali all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nel 1932, all’età di 38 anni, si unì in matrimonio a Besano con Carmen Beltrami, originaria di Viggiù e figlia di uno scultore viggiutese. Da questo matrimonio nacque Nicoletta, da tutti ancora chiamata Nicla.

A Besano lo scultore strinse una profonda amicizia con Oreste Albertini, pittore di fama, pavese di nascita, che dal 1921 si trasferì definitivamente a Besano, dove visse e lavorò fino alla morte nel 1953. I due uomini furono accomunati dallo stesso sentire artistico, entrambi lontani dagli stilemi delle avanguardie dell’epoca, privilegiando il reale e il quotidiano con un’impostazione figurativista. Nel 1934 i due artisti esposero insieme alcune loro opere presso il Salone Demetrio a Pavia. In particolare Antonio Caro presentò otto opere in gesso, marmo e bronzo.

L’intenso legame tra loro esistente è testimoniato anche dal quadro ad olio, intitolato “L’amico scultore” (1935, collezione privata di Nicla Caro), in cui Oreste Albertini ritrae Antonio mentre scolpisce nel suo laboratorio una lunetta raffigurante una Deposizione di Cristo.

Nella vita privata Antonio fu padre amorevole e al contempo severo; fu uomo riservato e carismatico sia nella vita privata sia in quella pubblica. Amò molto andare a caccia, attività che, tornando nella sua Besano, praticava nel tempo libero. Negli anni Cinquanta ricoprì nel Comune di Porto Ceresio (che all’epoca comprendeva ancora Besano) il ruolo di vice sindaco con la lista civica “Il Colle San Martino” nella giunta guidata dal sindaco Galli. Fu proprio in questi anni che Besano tornò a essere comune autonomo (1958).

La figlia ne ricorda la generosità e disponibilità: durante il secondo conflitto mondiale, nel 1943, insieme ad altri compaesani aiutò un gruppo di ebrei, tra cui alcuni parenti di Arrigo Minerbi, ad attraversare il confine per trovar rifugio in Svizzera, nel tentativo di sottrarsi alle leggi razziali.

Ricorda inoltre che il padre in quegli anni partecipò agli interventi di recupero e restauro, avviati dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, di alcune statue danneggiate dal tempo e dalla guerra.

Antonio Caro lavorò e si dedicò alla sua arte, anche solo per puro diletto, fino alla morte, sopraggiunta il 14 ottobre 1975 presso l’ospedale di Cuasso. Le sue spoglie sono sepolte presso il cimitero di Besano insieme a quelle della moglie Carmen.

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Pubblicato il 28 Febbraio 2019
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