Malati cronici: la riforma lombarda non decolla
Il consigliere del PD Astuti parla di fallimento. A un anno di distanza, nel Varesotto è coinvolto solo l'11% dei pazienti cronici. Novità per il ruolo del medico di base
Tre milioni di lettere spedite, oltre 215.000 “PAI” e quasi 218.000 scelte di gestore. Sono questi i numeri a fine 2018 del piano della cronicità introdotto dalla Riforma della sanità approvata nell’agosto del 2015 e che vede nella diversa cura dei pazienti cronici la grande novità.
Un sistema che evidenzia molte difficoltà: poco coinvolgimento dei medici di medicina generale e poca informazione tra gli interessati.
Il consigliere regionale del PD Astuti parla di fallimento: « La Regione sui cronici ha fallito, nonostante il grande impegno di alcune cooperative di medici, e i numeri lo testimoniano . Il nuovo percorso non piace ai medici nemmeno con le nuove regole con cui la giunta ha cercato di correre ai ripari, tanto che i numeri di adesione sono rimasti invariati da giugno dello scorso anno ad oggi. Ancora meno sono convinti i cittadini che evidentemente non ritengono di affidarsi a un solo gestore per la cura della propria patologia. I presupposti della riforma sanitaria sono giusti e condivisibili, il problema è la sua frettolosa e approssimata implementazione. La Regione è partita senza aver ottenuto la piena condivisione dei medici e senza avere davvero pronto nemmeno il sistema informativo. Tutto ciò ha generato un forte clima di diffidenza che sta portando al flop attuale. Manca ancora in Lombardia, nonostante fosse un principio della riforma, la medicina di territorio, il che significa che i cittadini continuano ad andare in ospedale per le cure, anche quelle che dovrebbero poter ottenere in strutture meno complesse e più vicine a casa».
I dati sono chiari: a un anno dal coinvolgimento dei pazienti potenzialmente interessati solo il 7,1% dei circa 3 milioni di cittadini, a cui è stata inviata la lettera di invito per aderire alla nuova forma di presa in carico, ha scelto questo nuovo percorso.
Anche in provincia di Varese i numeri sono deludenti: nonostante il territorio dell’Ats Insubria sia tra le eccellenze lombarde con il suo 13% di adesioni ( la seconda in Lombardia) il territorio varesino si è mostrato più freddo rispetto a quello comasco: i pazienti che hanno sottoscritto un PAI sono solo 49.255 su 433.496 cronici, pari all’11,36%. Nella nostra provincia solo una cooperativa di medici si è costituita per attuare la riforma della cronicità.
La giumta lombarda ha apportato delle modifiche con la DGR 754 del 2018 che allarga la platea dei “clinica manager”: anche i medici di medicina generale, pur non associati in cooperative, possono, da gennaio 2019, redigere il PAI del paziente cronico aderente al percorso di presa in carico (tappa di partenza). Il paziente sceglierà poi il Gestore tra le strutture accreditate da ATS, che svolgeranno il ruolo di Centro Servizi. Il Gestore svolgerà il ruolo di Care Manager, assicurando tutte le funzioni non cliniche previste dalla presa in carico.
Secondo un’indagine condotta da Lombardiasociale, le criticità segnalate dai pazienti cronici potenzialmente interessati e/o dai loro familiari sono:
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l’informazione è stata poco chiara. Tanti pazienti e nuclei non hanno capito il senso delle lettere,
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il punto più confuso in assoluto è stata la volontarietà dell’adesione al percorso,
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la maggior insoddisfazione è stata quella di dover parlare con un Contact Center,
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molti hanno avuto il timore di “fare uno sgarbo” o di “perdere” il proprio MMG aderendo al percorso.
Criticità segnalate per chi ha aderito al gestore, specie con strutture pubbliche o private:
- non sono previste visite domiciliari del gestore, con conseguenti difficoltà per chi è anziano, solo e/o con ridotta autonomia;
- tempi troppo lunghi (anche di vari mesi) dai primi contatti al Patto di Cura, causa di rinunce a proseguire;
- i rapporti con il paziente avvengono prevalentemente per via telefonica;
- non sempre è stata ben esplicitata la divisione di competenze tra il Gestore e il curante. Ad es., parecchi non hanno realizzato che, per ritirare ricette e prescrizioni relativi alle patologie croniche, avrebbero dovuto recarsi presso la sede del Gestore.
Quanto ai Gestori, oltre a un comprensibile disorientamento iniziale in merito all’iter e alle procedure connesse, alcune figure professionali designate alla presa in carico in Ospedali pubblici o privati hanno esplicitato un certo sconcerto: “Facciamo già fatica a seguire gli acuti, come faremo a occuparci anche dei cronici?”
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