Archie e Cain, potere ai lunghi. Moore illude ma poi sbaglia
I due big men del quintetto Openjobmetis sono i migliori in campo per la squadra di Caja. Scrubb dimenticato in panchina. Il play trova qualche buono spunto ma rovina tutto nel finale
ARCHIE 7 (IL MIGLIORE)
Puntuale in attacco, attivo a rimbalzo, positivo nel gioco e con fatturato alto mentre al suo dirimpettaio Gaffney sono rimaste le briciole. Forse non è l’uomo dell’ultimo possesso, e qualche volta lo si è visto, però a Brindisi è stato uno di quelli che si sono caricati sulle spalle la squadra dall’alba al tramonto del match.
AVRAMOVIC 6
Anche questa volta è il miglior marcatore della squadra, bravo a sfruttare alcune occasioni che la partita gli offre. Però il voto risente anche dei tanti errori in avvicinamento, tiri che di solito corrispondono a due punti messi in cassaforte e che invece nell’ultimo periodo faticano a tramutarsi in canestri. Un po’ lo “curano”, attirandolo in area per raddoppiarlo con i lunghi, un po’ – ci pare – le gambe non hanno la stessa quantità di dinamite dei mesi scorsi. Fatto sta che Avra chiude con 5/13 da due e nel finale doveva essere maggiormente leader.
IANNUZZI 5 (IL PEGGIORE)
Stavolta Caja non lo può tenere in campo più di tanto: prima un fallo in attacco evitabile, poi un paio di palloni strappatigli dalle mani, poi un tiretto dalla media morto sul ferro. Cain, torna dentro!
SALUMU 5,5
Comincia molto bene, schiaffeggiando per due volte Banks con un tiro dalla medio-lunga distanza. Poi però in attacco non trova più modo di colpire (0/4 da 3 e anche un errore pesante dalla lunetta) mentre in difesa non riesce più di tanto a limitare le guardie avversarie come invece era accaduto altre volte.
Openjobmetis “infilzata” da Brindisi in volata: Varese spreca un’occasione
SCRUBB 6,5
Perché diavolo è rimasto in panchina nelle ultime azioni? Non aveva giocato la partita perfetta, specie in difesa dove ha un po’ faticato su Chappell, però il canadese era stato molto bravo a farsi trovare pronto in tante situazioni di gioco offrendo alla causa 11 punti e 7 rimbalzi. Ha un tiro e soprattutto un fiuto per recuperi e rimbalzi al quale non avremmo rinunciato in una volata del genere. Forse Caja ha scelto i due esterni più reattivi nella difesa sull’uomo (Avramovic e Salumu), ma in quel momento sarebbe servito anche un po’ di attacco.
TAMBONE 5
Questa volta non riesce a sostituire bene Moore: Matteo fatica in costruzione, perde un pallone banale (contropiede facile per Brindisi), trova un bel canestro da 3 ma nulla di più. Solo 8′ in campo, anche Caja non è convinto del play romano.
CAIN 7
Dare palla sotto canestro è meno semplice che tentare un tiro da fuori, ciò è pacifico, ma fossimo stati nello staff e nei giocatori della Openjobmetis, saremmo andati più spesso a cercare di servire la sfera al pivottone biancorosso, uno che non schiva mai le responsabilità e che molto spesso sa essere freddo (ricordate il canestrone per il supplementare contro Brescia nei playoff?) quando tutto si compie. Anche perché, fino a quel punto, Big T era a quota 11 punti con 5 su 5 dal campo oltre al consueto apporto di (7) rimbalzi. Gli manca – peccato – quello che Brown riesce a raccattare e dal quale nasce la tripla di Moraschini. MVP per i lettori della #direttavn
FERRERO 6,5
Nonostante la buona partita di Archie, il capitano trova un po’ di spazio e lo mette a frutto con 7 punti in un quarto d’ora e con un buon impatto globale sulla gara.
MOORE 5
Stavolta eravamo pronti a sganciare una sufficienza piena, nonostante diversi passaggi a vuoto e una percentuale al tiro tutt’altro che incoraggiante. Però l’assist (l’ottavo della serata) sul taglio di Scrubb e la tripla del +7 a 3′ dalla fine lasciavano sperare in un finale positivo. Invece il play si è di nuovo rovinato, prima con un’evitabilissima infrazione di passi (o meglio: doveva evitare di interrompere il palleggio, errore grave) e poi con quella tripla per il sorpasso che è andata sbilenca a sbattere contro il tabellone. Tiro più brutto non poteva uscire dalle sue mani. E così, con la speranza di vittoria, se n’è andata di nuovo anche la sufficienza e con essa un’altra fettina di fiducia in lui.
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