Sulle strade di confine dove passano coca, eroina, soldi e paura
Girano tanti soldi, tra Varesotto e Ticino: le valli sono un outlet della droga, con tanti "negozi" diversi che fanno capo alla stessa filiera rifornita da Milano. Commercio fiorente, ma se non si pagano i debiti emerge il volto feroce

Ci vuole mezz’ora, da Milano a Lugano. E mentre camion e uomini d’affari corrono lungo l’autostrada A9, giù nella pianura, altri uomini d’affari – quelli della droga – si muovono sulle tortuose strade delle valli.
Solo apparentemente periferiche, lontano da tutto: presidiate dagli spacciatori marocchini, sono diventate terminale di vendita al dettaglio di droga che viene da Milano, dall’hinterland a Sud della metropoli “base” della ‘ndrangheta.
P.A. – arrestato a Boarezzo dai carabinieri – non era solo il manager “sul campo” dello spaccio delle valli. Era anche il tramite con i grossisti della cocaina e dell’eroina di Corsico. Abile organizzatore, all’occorrenza feroce, quando c’era da recuperare i crediti con i clienti.

Compariva anche nei selfie degli spacciatori nei boschi di montagna (è quello a sinistra nella foto di apertura di questo articolo). Un’imprudenza, quelle foto, quasi una concessione ai vent’anni che si stava lasciando definitivamente alle spalle. Perché da un lato era uno spaccone, dall’altro un attento organizzatore, che si muoveva tra l’hinterland del Sud Milano e i monti del Varesotto e del Luinese.
Valli aspre ma ricche, complice quel confine vicino, il Canton Ticino. Con le sue fabbriche, gli uffici finanziari, gli stipendi da frontalieri che garantiscono a tanti clienti di poter comprare coca ed eroina in quantità dai venditori al dettaglio marocchini. Quando i carabinieri l’hanno arrestato a Boarezzo, “paese da favola tra i monti”, il boss delle valli aveva mezzo etto di cocaina, altrettanto di eroina Brown, quattro telefoni e una mazzetta di contanti. Compresi i franchi svizzeri (italiani a parte, i clienti che vengono dal Ticino sono una decina).

Non tutti i clienti, però, hanno soldi in tasca. C’è anche chi resta indietro con i pagamenti. E allora i buoni rapporti commerciali si fanno anche sangue e paura: è lo stesso boss arrestato a Boarezzo che prende a calci e pugni una 35enne tossicodipendente, che non era riuscita a far fronte ai debiti (e aveva offerto anche prestazioni sessuali in cambio della droga). In altre occasioni il capo dello spaccio sfoderava grande aggressività non solo con i clienti, ma anche con frequentatori occasionali del bosco, come boscaioli ed escursionisti che avevano avuto la sfortuna di imbattersi nei nascondigli.

La rete dello spaccio è diffuso su un territorio ampio: nel “ventaglio” di valli che si aprono tra Lago Maggiore e Ceresio, i carabinieri hanno contato diciannove postazioni di spaccio, dalla cascata della Froda a Castelveccana, a Biviglione, da Montegrino Valtravaglia a Brusimpiano sul lago di Lugano, passando per Castel Cabiaglio, Brinzio, il belvedere di Ardena. Ci passano auto da operai e macchinoni di lusso, talvolta intercettate dai carabinieri di pattuglia. Salgono su per i tornanti, al calare del buio, senza apparente motivo. Si fermano a un tornante, ad una svolta della strada: davanti agli occhi il lago di Lugano al tramonto, dietro l’ombra della notte che lenta inghiotte i boschi e le postazioni di spaccio.
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