Maltrattamenti all’asilo, le richieste delle parti civili
Si avvicina il momento della verità per le due donne alla sbarra in merito ai fatti contestati oltre un anno fa. 46 gli episodi documentati dai carabinieri
Trentuno parti offese: i bimbi di un asilo, oggetto di gesti che misero sotto shock l’intero Paese perché trasmessi ai telegiornali. Immagini eloquenti viste dai difensori – e dai genitori – i quali sostengono che non siano neppure le più cruente (intuito sono 46 gli episodi contestati e ripresi dalle microcamere poste nella struttura di notte dai carabinieri della stazione di Besozzo).
Atti di indagine che porteranno ad un punto giudiziale arrivato agli sgoccioli. Oggi, 21 maggio, si è concluso uno degli ultimi atti sui maltrattamenti su minori del nido privato di Gavirate che l’anno scorso portò all’arresto di due persone – la direttrice e lassa collaboratrice – con accuse pesanti, cioè di aver maltrattato diversi piccoli ospiti della struttura nel centro della cittadina, piccoli sottoposti in quei momenti alla custodia delle due donne (non a caso il reato assimila questa fattispecie al “maltrattamento in famiglia” previsto dall’articolo 572 del Codice Penale: “Maltrattamenti contro familiari o conviventi”, condizione in cui versa chi “maltratta” una persona “sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione”).
Le parti civili, le famiglie di questi bimbi, sono una ventina e oggi si è appunto conclusa la parte che spetta ai loro legali: chiedere sì la pena per i reati contestati, ma anche la quantificazione del danno, sebbene questo aspetto sia “ospitato” nel processo penale (che ha il compito di identificare le responsabilità e non di quantificare economicamente).
Le difese delle parti civili oggi riunite di fronte al giudice dell’udienza preliminare Alessandro Chionna hanno dunque chiesto un risarcimento “simbolico” «che oscilla fra i 15 e i 20 mila euro», hanno spiegato alcuni legali presenti in camera di consiglio, cioè momento processuale non aperto al pubblico.
Ora la palla passerà alla difesa delle due imputate, che parlerà il 4 giugno prossimo. L’udienza preliminare in corso riguarda gli stessi fatti contestati sebbene le scelte difensive siano diverse: mentre la “cuoca“ seguirà l’iter procedurale ordinario, l’educatrice ha optato per il rito abbreviato che consentirà di beneficiare di uno sconto di pena: non andrà a dibattimento e la sentenza di primo grado verrà emessa già dal giudice dell’udienza preliminare, verosimilmente il 18 giugno dove sono possibili repliche ma anche la decisione del Gup.
Per lei il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 4 anni.
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