#disTURBtheCANCER: un turbante per superare i segni del tumore
È una consulente di immagine ad aver ideato un turbante in fibra di latte indicato nella fase di ricrescita dei capelli dopo la chemio
Un turbante comodo e non fastidioso per le donne sottoposte a chemioterapia. Lo ha ideato Elisa Negro una consulente di immagine residente a Gavirate che, con la sua azienda Nelis & Glam, ha prodotto un copricapo utilizzando un tessuto naturale: una fibra ricavata dalla caseina del latte che possiede caratteristiche benefiche.
Il turbante #disTURBtheCANCER completamente cucito a mano è ipoallergenico, traspirante, termoregolatore, in grado di proteggere dai raggi UV, idratante, assorbente, antibatterico e completamente compostabile.
È studiato per avere pochissime cuciture (in quanto causerebbero irritazioni e prurito) e ha una struttura tale da ricreare sufficiente volume sulla testa per restituire la sensazione della presenza dei capelli e lasciare spazio a quelli che ricresceranno.
La sua linea è indicata da utilizzare nella fase transitoria, tra la caduta dei capelli e la ricrescita di quelli nuovi perchè garantisce alla propria cute le condizioni ideali per una ricrescita più rapida dei capelli, caduti a causa dei cicli di chemioterapia.
Diversi sostenitori hanno dato il loro contributo. Tra questi Openjobmetis ha deciso di credere nel progetto.
«In questi anni, abbiamo avuto modo di incontrare moltissimi candidati alle prese con problemi oncologi – spiega Elena Belloni della Diversity Talent di Openjobmetis, una Divisione specificamente ideata per accompagnare nel mondo del lavoro le persone appartenenti alle Categorie protette – per questo siamo contenti di aver trovato un modo per dimostrare la nostra sensibilità al tema».
«Quando ci hanno proposto di sostenere #disTURBtheCANCER abbiamo pensato che ci era stata data una triplice possibilità – commenta l’Amministratore Delegato di Openjobmetis, Rosario Rasizza – : avvallare un progetto imprenditoriale in cui una persona metteva il proprio talento al servizio delle persone meno fortunate, avvicinarci a un progetto etico e raccontare quanto ogni giorno facciamo nel mondo del lavoro per chi non vuole fermarsi di fronte a un problema di salute. Se questo oggetto potrà aiutare emotivamente una persona in un momento difficile della sua vita, agevolandolo nella sua voglia di non staccarsi dal suo impegno professionale, ne saremo fieri».
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