La bonifica agricola può essere ecocompatibile e sostenibile

Giovedì 13 giugno, Antonio Di Guardo, docente dell'Università dell’Insubria interverrà in un convegno per presentare i risultati della bonifica effettuata a Caffaro

disat

La bonifica biologica è possibile. Gli studi condotti dall’Università dell’Insubria sulla bioremediation di contaminanti organici persistenti hanno mostrano come sia possibile e sostenibile prevedere modelli e approcci scientifici.

In particolare, l’attenzione si è concentrata sul sito contaminato di interesse nazionale (Sin) Caffaro di Brescia, dove sono presenti PCB (policlorobifenili), diossine, furani, arsenico e mercurio; le prime tre categorie sono molecole organiche tossiche e persistenti che si bioaccumulano nella catena alimentare e per tale motivo è importante che vengano eliminate dall’ambiente.  

I risultati della ricerca vengono presentati giovedì 13 giugno a Brescia nel convegno «Fitocontenimento e sperimentazione di tecnologie di bioremediation nei terreni agricoli del Sin Brescia-Caffaro» (Auditorium Capretti in via Piamarta 6, ore 9-13, aperto al pubblico) promosso dall’Ersaf, l’Ente servizi all’agricoltura e foreste di Regione Lombardia, del quale è consulente scientifico Antonio Di Guardo, docente del Disat, il Dipartimento di scienza e alta tecnologia dell’Insubria.

Di Guardo è stato chiamato da Ersaf nel 2013 a costituire un team per studiare come effettuare la remediation delle aree agricole. L’obiettivo era quello di individuare soluzioni innovative, ecologicamente ed economicamente sostenibili per la bonifica biologica di circa 100 ettari di suolo agricolo, studiando il destino ambientale dei contaminanti e le strategie di biorisanamento, con l’utilizzo di piante e microrganismi.

Il gruppo dei consulenti comprendeva altri colleghi dell’ateneo (Elisabetta Zanardini e Cristiana Morosini), colleghi dell’Università degli Studi di Milano per alcuni aspetti di ecologia microbica (Sara Borin) e di Sapienza-Università di Roma (Giuseppe Raspa) per gli aspetti geostatistici, oltre a giovani ricercatrici e ricercatori, in particolare Elisa Terzaghi, assegnista di ricerca dell’Insubria che interviene al convegno su uno degli aspetti peculiari: gli esperimenti condotti in serra.

La ricerca ha anche permesso a numerosi studenti del corso di laurea in Scienze dell’ambiente e della natura (triennale) e di Scienze ambientali (magistrale) di scrivere le loro tesi. I risultati dell’attività hanno portato a circa una decina di pubblicazioni su riviste internazionali e mostrano che la bonifica biologica (utilizzando le piante, la cosiddetta rhizoremediation) è possibile e sostenibile. Risultati importanti che vedono l’Insubria leader in questa attività su categorie di contaminanti particolarmente difficili da abbattere.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 11 Giugno 2019
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.