Le tute rosa in prima fila allo sciopero dei metalmeccanici
Alcune delegate presenti all'attivo per la preparazione dello sciopero del 14 giugno sono intervenute ribadendo l'importanza di cambiare le politiche del governo relative a investimenti e occupazione
Il Cipputi non ha più solo la tuta blu. Il più importante operaio metalmeccanico d’Italia già da un po’ di tempo si presenta al lavoro con la tuta rosa. Due anni fa la Fiom Cgil annunciava che per la prima volta in 116 anni di storia a guidare la categoria sarebbe stata una donna, Francesca Re David, su proposta dello stesso segretario uscente, Maurizio Landini. Un’altra donna, Alessandra Damiani, segretario nazionale della Fim Cisl, nell’ultima vertenza Whirlpool al Mise non le ha mandate a dire sia al governo che all’azienda.
All’ultimo attivo dei metalmeccanici della provincia di Varese a Malpensafiere, in vista dello sciopero generale della categoria del 14 giugno, erano in tante e i primi tre interventi sono stati di tre delegate. Sabrina D’andrea, delegata della Fim-Cisl della Meccanica Finnord, importante azienda di Jerago che dà lavoro a trecento persone e produce sistemi frenanti per auto, è una di loro.
La sindacalista ha raccontato le vicende recenti della Finnord, in particolare il concordato in bianco depositato dall’azienda il 28 febbraio scorso, manifestando al contempo preoccupazione per il sistema paese che non funziona come dovrebbe e per la mancanza di una politica industriale degna di questo nome. «Dobbiamo chiedere politiche mirate per contrastare le delocalizzazioni e le chiusure di aziende – ha detto Sabrina D’Andrea -, rafforzare i vincoli delle responsabilità sociali delle imprese nel rispetto dei lavoratori. Misure come il reddito di cittadinanza non possono essere il solo strumento di lotta alla povertà, tra l’altro non sta pagando come promesso e non ha prodotto i risultati auspicati».
Tra i delegati metalmeccanici c’è un’evidente preoccupazione per le chiusure a raffica di grandi aziende, tra cui anche lo stabilimento Whirlpool di Napoli. Per Chiara Cola, rsu della Uilm nello stabilimento di Cassinetta di Biandronno, la scelta unilaterale della multinazionale americana dovrebbe preoccupare molto di più. «Non si può chiudere uno stabilimento dopo aver fatto un accordo quadro pochi mesi prima – dice la rappresentante sindacale – Se c’era una missione produttiva per tutti i siti italiani di Whirlpool, non si capisce perché devono dismettere la produzione di lavatrici in un territorio già in sofferenza occupazionale. Credo che in un Paese dove l’economia ristagna, le aziende che accedono a fondi e incentivi pubblici debbano essere costrette a dare garanzie della loro permanenza in Italia».
Le lavoratrici metalmeccaniche per lo sciopero del 14 giugno ribadiscono la loro autonomia rispetto la politica. «Non è uno sciopero contro il governo – conclude Cola – ma per chiedere a chi guida il Paese di aprire tavoli di confronto sul sostegno all’occupazione, riforma degli ammortizzatori sociali, investimenti, incentivi alle imprese e riduzione del cuneo fiscale».
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