Busto si ferma per il saluto a Gian Pietro Rossi: “La città gli sarà sempre riconoscente”

Tante persone per l'ultimo saluto al senatore 7 volte sindaco della città. L'annuncio di Antonelli: "Avviato l’iter per conferirgli la Civica Benemerenza alla Memoria"

funerale gian pietro rossi

In una Basilica di San Giovanni stretta nell’abbraccio di familiari, amici o semplici cittadini, Busto Arsizio omaggia dell’ultimo saluto il senatore Gian Pietro Rossi, scomparso lo scorso 24 luglio dopo quella che monsignor Severino Pagani testimonia essere stata una vita «piena, ricolma di un grande amore per la città». Basta scorrere indietro negli annali comunali per constatare come la sua presenza sia stata una costante per la città, a cominciare da quel gruppo di “Aquile Randagie”, che, sfidando i proclami del fascismo, si resero partecipi della stagione della Resistenza.

Assessore all’Urbanistica nel 1960, l’anno dopo inaugurerà il suo primo di sette mandati da sindaco. Nel 76’ invece il primo da senatore, fino ad arrivare a dismettere i panni del politico solo dopo un’ultima legislatura da consigliere comunale con Gigi Farioli. Anni, decenni nei quali Rossi ha avuto tutto lo slancio, la passione e l’entusiasmo per pensare una Busto non soltanto ricostruita, ma perfino innovativa.

Presente quindi in San Giovanni una grande fetta della società civile bustocca, la quale si ritrova commossa e unita davanti ad una perdita così significativa. Per l’ultimo saluto a Rossi si segnalano il vice-presidente della Provincia Alessandro Fagioli, sezioni di ANPI e Raggruppamento Alfredo Di Dio, oltre all’eurodeputata Isabella Tovaglieri, il sindaco bustocco Emanuele Antonelli e l’assessore Farioli, più svariati consiglieri.

Rossi sindaco sette volte. “Ma per noi era soprattutto il nonno”

«Sono tre i grandi capitoli nei quali possiamo- spiega Pagani nella sua omelia- racchiudere la vita di Gian Pietro: Fede, Libertà e Politica. Tutti e tre intrecciati e amalgamati dal grande amore per Busto Arsizio e per i suoi abitanti. Aveva un amore laico, sincero e leale nei confronti della chiesa, che gli è stata vicina anche nei momenti più difficili. La libertà, se non bastasse la sua capacità di resistenza, sarebbe convalidata dal suo entusiasmo, dalla sua passione nell’aiutare chi lo ha succeduto, a volte criticamente ma sempre con spirito positivo. Infine, per quanto riguarda la politica, credo che la sua vita possa sintetizzare questa fase complessa della Storia, la seconda metà del Novecento, che ha vissuto sempre senza mai perdersi d’animo, dimostrando un attaccamento viscerale alla cosa pubblica, una capacità di essere responsabile a volte forse superiore alle sue aspettative: ricordo quando mi disse che nessuno del partito (la DC) voleva dare la tragica notizia alla moglie di Aldo Moro, cosa che alla fine si è incaricato di fare lui personalmente. Un grande senso di solidarietà lo pervadeva, e, anche negli ultimi mesi, sembrava intatta la sua voglia di poter ripartire da zero e costruire qualcosa di nuovo».

Un’ultima sorpresa la dà Antonelli: “Un padre, ecco chi era GianPietro Rossi per noi bustocchi. Ha fatto crescere la città con opere ed iniziative innovative per l’epoca delle quali ancora oggi sentiamo l’impatto e che ci permettono di vantare servizi di prim’ordine. La città gli sarà sempre riconoscente: per questo ho deciso di avviare l’iter per conferirgli la Civica Benemerenza alla Memoria, in modo tale che il suo nome sia per sempre scolpito a Palazzo Gilardoni accanto a chi ha reso grande la nostra Busto. Stringo la famiglia in un abbraccio, ciao Sindaco». 

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Pubblicato il 26 Luglio 2019
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