Da Cazzago alle montagne ossolane, aperta una nuova via dedicata al “balurd d’agher”
Tommaso Salvadori, insieme agli amici appassionati di arrampicata Gianluca e Luciano Zambotto, ha aperto una nuova via d’arrampicata in val Agaro
Non sono nuovi ad imprese del genere e hanno dedicato la loro nuova “scoperta” ad un sognatore diventato leggenda.
Tommaso Salvadori, insieme agli amici appassionati di arrampicata Gianluca e Luciano Zambotto, ha aperto una nuova via d’arrampicata. Qualche anno fa ha aperto insieme ad altri amici tre nuove vie in val Formazza, nel 2015.
Quest’anno, a luglio, si è spostato tra la valle Formazza e la Valle Antigorio, dove un tempo sorgeva l’antico villaggio di Agaro (ager in lingua Walser) a quota 1561 metri e ha aperto una nuova via chiamata “ul balurd d’agher” (difficoltà 7a+ max e 6b+ obbl. 6 lunghezze 200m), affrontando una parete quasi verticale. Il nome della via è curioso, tipico delle storie che si raccontano in valle: si narra che un abitante di Agaro emigrò in America, tornò e si convinse che ci fosse l’oro, tradito forse dai riflessi delle rocce, tra le montagne di casa sua. Investì tutti i soldi che aveva, ma non ebbe successo e si guadagno il soprannome appunto di “balurd d’agher”, aprendo però molte delle grotte ancora oggi esistenti.
«Il nostro amore per le montagne ossolane questa volta ci ha portato in val Agaro dove già nel nel 2010 avevamo aperto le vie “Abissi di voci” (difficoltà 7a e 6c obbl 200m). La valle è contornata di pareti di calcescisto che richiedono sempre una scalata tecnica e molta atletica per progredire – racconta Tommaso, originario di Cazzago Brabbia, 41 anni -. Anche questa volta siamo saliti dal basso proteggendoci con attrezzatura adeguata e tecnica. Per riuscire, serve una preparazione adeguata e siccome a noi sono sempre piaciuti gli ultimi, gli utopisti e i sognatori abbiamo deciso di dedicare la salita al “balurd”».
Il villaggio di Agaro sparì nel 1938 quando fu interamente sommerso dalle acque per la costruzione di una diga dell’Enel. Gli abitanti di questa terra isolata e chiusa, a pochi chilometri dalla Svizzera, furono costretti ad emigrare per permettere la costruzione della diga che diede lavoro a moltissime persone, come altre strutture simili in questa zona. La diga è oggi raggiungibile dall’Alpe Devero o da Baceno. Il villaggio di Agaro ricompare ogni qualvolta il bacino viene svuotato, offrendo uno spettacolo unico a chi ha la possibilità di visitare la zona.
Passione e coraggio, tre nuove vie aperte in val d’Ossola da un varesino
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