Consumi, la Liuc fotografa il potenziale inespresso dell’economia varesina
La Liuc misura la propensione al consumo sul territorio regionale. In provincia di Varese, specie al Sud, è molto alto. Ma ci sono margini per migliorare.
Da un lato è la sesta provincia lombarda per potenziale di consumo, un indicatore che misura il possibile sviluppo commerciale, produttivo ed economico di un territorio, oltre che la terza per attrattività di impresa, ovvero per capacità di attirare aziende di successo.
Dall’altro è la seconda, dietro Milano, per ricchezza cosiddetta “dormiente”, ovvero non spesa né investita. Il risultato è che se già oggi Varese è una provincia tra quelle più economicamente sviluppate della regione, ci sono i margini per fare di più.
Come arrivarci la ricerca “Il potenziale di consumo nei territori e le prospettive di sviluppo in Lombardia” realizzata dal Centro sullo sviluppo dei territori e dei settori della Liuc non lo dice. Ma il documento, presentato martedì 23 nel corso di un convegno aperto dal presidente dell’ateneo Riccardo Comerio e dal responsabile della macro area territoriale Bergamo e Lombardia Ovest di Ubi Banca Luca Gotti, fornisce indicazioni interessanti in questo senso.
Intanto l’indicatore: si tratta di un indice che misura le potenzialità di sviluppo economico di un territorio analizzato dal punto di vista dei consumi. L’indice viene calcolato sulla base di tre fattori. Il primo è quello residenziale, che riguarda patrimoni e redditi di chi in un determinato territorio ci vive. Quindi c’è quello pendolare, che misura l’impatto di chi vive una città perché ci lavora, e infine quello turistico, che “pesa” il contributo di chi giunge in visita, sia per piacere che per affari, che per interessi religiosi o culturali. Tutte insieme contribuiscono a determinare “le leve della domanda, che sono centrali per lo sviluppo economico”, come sottolineato da Andrea Venegoni, ricercatore del Csts.
E cosa dicono i numeri rispetto alla situazione varesina? Intanto che l’elemento residenziale segue il trend regionale, che individua un potenziale più alto nella zona pedemontana, più ricca di industrie ed infrastrutture. Ma è penalizzato dalla più alta incidenza della popolazione over 65, che ha una propensione alla spesa del 13% inferiore rispetto alla popolazione 35-65. Le aree con il maggior potenziale si concentrano da Varese in giù, con la sola eccezione di Luino.
Situazione simile per quanto riguarda i consumi pendolari. Che in generale si concentrano nei grandi centri e lungo le vie di comunicazione. E infatti in provincia di Varese i potenziali maggiori si concentrano lungo l’autostrada e la superstrada 336. E, ovviamente, intorno all’aeroporto della Malpensa.
Ultimo elemento, il turismo. Che continua a premiare il sud della provincia per un movimento più legato a ragioni di business. E contribuisce a risollevare le sorti del nord della provincia sia lungo le rive del lago Maggiore, che nelle zone montuose. Oltre che nell’area del Sacro Monte. Proprio su questo punto emerge una prima indicazione operativa: “la provincia di Varese“, ha sottolineato il direttore del Csts Massimiliano Serati, “ha il primato lombardo per la minore durata dei pernottamenti. Questo riduce la propensione complessiva alla spesa sul territorio ed è quindi un elemento sul quale lavorare”.
Da un punto di vista generale, il potenziale di consumo è maggiore nella zona meridionale della provincia, muovendo dal capoluogo verso Sud. La base di partenza è dunque buona. Ma, come ha ricordato Venegoni, “in questo territorio c’è una eccessiva propensione al risparmio, troppa ricchezza dormiente”. La sfida, per stakeholder privati e amministratori pubblici, è quella di liberare questo potenziale inespresso.
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