Conte ufficializza la crisi di governo: “Andrò in parlamento”
Il Premier ha annunciato che "Salvini ha anticipato l'intenzione di interrompere questa esperienza di governo e di andare a votare per capitalizzare il consenso di cui la Lega gode"
Dopo una giornata di alta tensione, comunicati stampa e massaggi sui social tra Salvini e Di Maio è stato il premier Giuseppe Conte a formalizzare la crisi di governo. «Ieri e questo pomeriggio è venuto a parlarmi Salvini -ha scandito il Premier- il quale mi ha anticipato l’intenzione di interrompere questa esperienza di governo e di andare a votare per capitalizzare il consenso di cui la Lega gode attualmente».
Conte però non ha intenzione di rimettere il suo incarico a Mattarella ma «ho già chiarito a Salvini che farò in modo che questa crisi sia la più trasparente della storia della vita repubblicana» e quindi annuncia che «andrò in Parlamento». Un passaggio che Conte ribadisce perchè «come ho già chiarito nel corso della mia informativa resa al Senato sulle inchieste russe personalmente non considero il confronto tra governo e Parlamento un molesto orpello del nostro sistema democratico ma la vera essenza della nostra forma di governo e in particolare di una democrazia parlamentare».
L’attacco a Salvini si fa poi ancora più diretto perchè «spetterà a Salvini, nella sua veste di senatore, spiegare al Paese e giustificare agli elettori che hanno creduto nella prospettiva del cambiamento le ragioni che lo portano a interrompono bruscamente l’azione di governo». «Confido che il passaggio parlamentare contribuirà a fare piena chiarezza sulle scelte compiute e sulle responsabilità che ne derivano» continua Conte che puntualizza: «in Parlamento a tutti gli italiani dovremo dire la verità e non potremo nasconderci dietro dichiarazioni retoriche e slogan mediatici». Il Premier non ha chiarito quando questo passaggio parlamentare avverrà ma da fonti parlamentare sembra però che la prima data utile per riunire il Senato è il 20 agosto.
La conferenza stampa di Conte è iniziata esattamente 1 minuto dopo la fine del comizio di Salvini nel suo beach tour a Pescara. Un comizio nel quale Salvini ha tenuto un profilo tutto sommato basso sulla crisi di governo -nonostante la durissima nota diffusa nel pomeriggio- e nel quale non ha mai pronunciato il nome di Giuseppe Conte. Rispondendo però alle domande dei giornalisti Salvini ha annunciato la sua volontà di candidarsi a Premier.
Pochi minuti dopo la fine della dichiarazione di Conte ha parlato anche Luigi Di Maio. «Salvini ha fatto cadere il governo -ha detto Di Maio- perchè ha messo i sondaggi davanti agli interessi del Paese. Noi non abbiamo paura di andare al voto ma sono preoccupato per il Paese perchè con le elezioni a ottobre il governo si insedierà a dicembre e questo farà aumentare l’Iva».
Il racconto della giornata
Il voto sulla Tav in Parlamento ha innescato un confronto che nel giro di poche ore è sfociato in una situazione sempre più vicina ad una crisi di Governo. In mezzo ci sono stati i colloqui del premier Giuseppe Conte con Mattarella, il confronto interno al Movimento 5 Stelle, e una nota durissima della Lega di Matteo Salvini.
Ad alzare sempre di più il piano inclinato che potrebbe portare alla crisi di Governo è stata proprio la presa di posizione della Lega che ha detto: “L’Italia ha bisogno di certezze e di scelte coraggiose e condivise, inutile andare avanti fra no, rinvii, blocchi e litigi quotidiani. Ogni giorno che passa è un giorno perso, per noi l’unica alternativa a questo governo è ridare la parola agli Italiani con nuove elezioni”.
“La nota della Lega è incomprensibile – ha risposto il Movimento 5 stelle -. Dicano chiaramente cosa vogliono fare. Siano chiari”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso delle tensioni interne al Governo è stato, come detto, il voto di ieri in Parlamento che ha visto la bocciatura al Senato della mozione Cinquestelle contro la Tav.
Per tutta risposta oggi il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier hanno annullato tutti gli impegni previsti in agenda.
Di Maio ha visto questa mattina i capigruppo M5S Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli a Palazzo Chigi. Mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha lasciato la sede del governo per recarsi al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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Dopo un anno e mezzo circa in cui i due commedianti hanno fatto credere al paese intero una unità di intenti che non c’è mai stata (di fatto sono in disaccordo sul 90% delle tematiche importanti) finalmente questo teatrino a colpi di spiagge e boutade del momento sta volgendo al termine.
Sicuramente gli italiani ereditano un paese senza più riforme, con ancora più costi che nel brevissimo diventeranno insostenibili senza un aumento delle tasse (reddito di cittadinanza, quota 100). Gli evasori ovviamente come in tutti i governi di centro-destra ne escono gongolando….per voi vi hanno confezionato ad hoc ben 17 condoni. Contenti?
Quello che se la passa peggio è il normale dipendente (chiamiamola classe media se esiste ancora) ma lo vedo ancora troppo offuscato dalla campagna mediatica sui social per far si che ad ottobre riesca ad entrare in una cabina elettorale e votare di cervello e non più di pancia.
I CinqueStelle finalmente disoccupati saranno costretti a trovarsi un vero lavoro, nel frattempo potranno, quasi a farlo apposta, usufruire del “loro” reddito di cittadinanza.