Delpini: “Il mondo non è un mercato, impariamo dai missionari“
Lo ha detto l’Arcivescovo in un video-messaggio, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo polo culturale missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere
«La globalizzazione tende a livellare il mondo in una sorta di omogeneità uniforme. La missione, che pure ha gli orizzonti universali, invece suggerisce di valorizzare le culture locali non di spegnerle. L’esperienza dei missionari dice che il mondo non è stato creato per diventare un grande mercato in cui la gente che lo abita si chiamano consumatori, ma per essere una grande fraternità in cui quelli che ci vivono si chiamano figli di Dio. L’obiettivo della missione è convincere le persone ad avere stima di sé perché sono figli di Dio e valorizzare le culture locali perché sono luogo della crescita delle persone».
Lo ha detto l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, in un video-messaggio, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo polo culturale missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere).
In un città cosmopolita come Milano, ma anche attraversata dalle fatiche che l’incontro tra genti diverse produce, secondo l’Arcivescovo, il nuovo Centro Culturale Missionario può aiutare ad acquisire «una capacità critica di discernimento, di accoglienza, di integrazione, di radicale e messa in discussione per la realizzazione di quella “Chiesa dalle genti” che è il nostro compito per questo tempo».
Il nuovo Centro del PIME – che ha sede in via Monte Rosa 81 – sarà inaugurato sabato 14 e domenica 15 settembre in una due giorni di appuntamenti che avrà il suo momento centrale nella Messa presieduta domenica alle 10,30 dall’Arcivescovo. Ad aprire i battenti è uno spazio di oltre 1000 metri quadrati aperto al pubblico dal lunedì al sabato dalle 8 alle 20 dove nell’ambiente accogliente di una caffetteria culturale sarà possibile ascoltare i racconti dei 450 missionari dell’istituto presenti nei diversi Paesi del mondo, ma anche conoscere meglio le culture dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina attraverso gli oltre 200 oggetti esposti nel Museo Popoli e Culture, che nella nuova sede si presenta in una veste completamente rinnovata, arricchita da una serie di installazioni multimediali. Il Centro PIME è un luogo che si candida a diventare un crocevia di proposte: ospiterà mostre, presentazioni di libri, spettacoli teatrali, iniziative per i ragazzi e le famiglie, proposte legate al mondo dell’economia solidale.
«La missione sta cambiando – ha commentato il superiore generale del PIME, padre Ferruccio Brambillasca – e il nostro Centro vuole innanzitutto essere un luogo che educhi alla mondialità, all’urbanizzazione, all’apertura ad altri popoli e culture, in particolare i giovani. Sarà un crocevia di missionari che potranno parlare, raccontare le loro storie, i loro sogni, i miracoli che hanno compiuto o a cui hanno assistito. Storie che difficilmente, in una grande città, possono essere ascoltate altrove».
L’apertura delle frontiere ha attirato a Milano importanti investimenti stranieri. Nello stesso tempo, i flussi migratori hanno trasformato la città in un intreccio di popoli, culture e fedi. Questo processo da un lato è stato alla base di un importante sviluppo economico della città; dall’altro ha creato nuove tensioni sul piano della convivenza tra usi, costumi, appartenenze religiose differenti. Proprio i missionari partiti da Milano con le loro testimonianze possono oggi aiutare la città ad affrontare la sfida della convivenza.
Negli ultimi venti anni la popolazione straniera ha conosciuto una costante crescita, passando da poco più di 100.000 residenti nel 1999 a quasi il triplo di oggi. Secondo i dati del Comune di Milano (aggiornati al 31 dicembre 2018) i residenti stranieri sono 275.818, vale a dire il 19,8% della popolazione totale, a fronte di una percentuale in Italia pari all’8,5%. I gruppi nazionali più numerosi sono i filippini (41.732), gli egiziani (40.080), i cinesi (31.214), i peruviani (18.430), gli srlilankesi (17.279).
Mentre il mondo prendeva casa a Milano, molti cittadini milanesi partivano in missione per il mondo. Attualmente – comprendendo sacerdoti diocesani, religiosi e religiose, laici e laiche – i missionari ambrosiani in servizio nel mondo sono 780, tra cui anche 31 preti ambrosiani fidei donum “in prestito” alle chiese sorelle sparse in 14 diversi Paesi (Albania, Argentina, Brasile, Burundi, Camerun, Colombia, Cuba, Haiti, Messico, Niger, Perù, Repubblica Democratica del Congo, Turchia, Zambia). E proprio domenica 15 settembre 3 nuovi missionari del Pime e 6 Missionarie dell’Immacolata riceveranno dall’Arcivescovo il crocifisso in vista della partenza per la loro prima destinazione.
«L’inaugurazione del centro rinnovato del PIME permette di richiamare alla memoria un tesoro di incontro con le culture e ricerca di un futuro comune per tutta l’umanità che Milano ha generato nei decenni scorsi, ma che attualmente corre il rischio di dimenticare, impaurita dalla rapidità e dalle dimensioni del cambiamento d’epoca in atto anche qui da noi. In secondo luogo, mostra come anche la Chiesa intenda abitare in modo nuovo una città che ha deciso di rinnovare le forme e i riti del vivere assieme (vedi la vicina CityLife). Allo stesso tempo, questa presenza svolge anche il ruolo di sentinella, per ricordare alla Chiesa e alla città che non si vive isolati, che ci sono delle responsabilità verso quelle parti del mondo che hanno meno risorse, che la fede in Gesù Cristo rimane una buona notizia che dà futuro e speranza, capace di dialogo con le religioni e di lavoro insieme per un futuro di pace, di custodia della casa comune», ha detto monsignor Luca Bressan, vicario episcopale.
«L’incontro è una delle cifre fondamentali della missione – ha spiegato padre Mario Ghezzi, direttore del Centro PIME, già missionario in Cambogia -. Non si fa missione se non si avvicina l’uomo che vive nella casa povera dell’Amazzonia o nel grattacielo di Tokyo. Solo incontrando una città con tutte le sue problematiche si può portare la Parola di speranza di Gesù. Per tutto questo il PIME ha deciso di incontrare Milano e la Chiesa ambrosiana secondo questa nuova modalità».
«Il ruolo assunto dalle città di oggi, nell’intreccio che caratterizza quest’epoca globalizzata, le porta ad essere tutte terre di missione, sia che si trovino nel Sud o nel Nord del mondo – ha detto Gabriele Rabaiotti, assessore comunale alle Politiche sociali e abitative -. E a un più tradizionale e ancor necessario movimento in uscita, da Milano verso le terre di missione, assistiamo ad un processo quasi inverso altrettanto forte di missione in entrata. Su questo anche Milano, a partire dalle sfide che in questi anni abbiamo accettato con tutte le loro complicazioni e difficoltà, è diventata, o è tornata ad essere, città di missione».
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