Tempo di ritorno a scuola, tra ragazzi che sanno ispirare e strutture che segnano il passo

La rubrica di Daniele Cassioli - Chi frequenta gli istituti scolastici italiani conosce bene la potenza positiva dei giovani, ma deve anche constatare i problemi concreti. Sport paralimpico, un'estate fantastica

daniele cassioli

(d. f.) La grande macchina della scuola italiana è iniziata nei giorni scorsi e riguarda tutti noi. Il nostro Daniele Cassioli ci spiega perché e lo fa da persona chiamata in causa: la sua esperienza di “conferenziere” lo porta spesso all’interno di aule e palestre in giro per l’Italia. Forse non i luoghi migliori, visto lo stato in cui versano, per educare i nostri ragazzi.

E anche quest’anno è arrivato il fatidico primo giorno di scuola. Tutta Italia è tornata a fare i conti con quaderni, penne, in alcuni casi fortunati LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) e tablet, compiti in classe e a casa eccetera eccetera. Perfino chi è adulto e non ha figli è costretto a farci i conti… con l’inizio della scuola. Cambiano, infatti, le abitudini cittadine. Quante volte ci siamo sentiti dire: «Ora che sono cominciate le scuole è ripreso il traffico dell’inverno».

RAGAZZI CHE ISPIRANO – L’inizio della scuola impatta su tutti noi in modo piuttosto serio soprattutto perché, che ci piaccia o meno, dentro quegli edifici – dalle primarie alle superiori – stiamo costruendo gli adulti del futuro, nelle aule si forniscono le basi della cultura del Paese di oggi e soprattutto di domani. Ma non soltanto nelle aule!
Da qualche tempo vengo invitato in numerose scuole d’Italia per portare la mia testimonianza e presentare il mio libro Il vento contro. Incontrare i ragazzi per me è un grande privilegio: racconto loro della disabilità, dello sport e di come possiamo gestire la sconfitta e i problemi della vita. E ogni volta rimango sorpreso. Colpito dalle loro domande, dalla loro inguaribile curiosità e dal loro modo di esprimersi, diretto ed entusiasta. Questi incontri sono sempre fonte di grande ispirazione per me, perché, quando sono messi in condizione di farsi conoscere liberamente, i ragazzi sanno essere meravigliosi.

AULE E PALESTRE TROPPO TRASCURATE – Oltre a loro, un altro impatto molto forte lo sperimento con la struttura delle scuole. Intendo proprio gli edifici che spesso non sono all’altezza dello scopo per cui sono stati costruiti. Così, ogni volta, sorge spontanea una domanda: come mi sentirei a lavorare in un ufficio freddo, che non mi facesse sentire a casa? Come vi sentireste in un luogo non “a norma” rispetto al lavoro che dovete svolgere per otto ore della vostra giornata? L’apprendimento, la formazione, l’educazione sono questioni serie ed è giusto che i ragazzi li vivano in ambienti adatti. Il rischio, secondo me, è consegnare invece ai nostri ragazzi il collegamento implicito: ambiente fatiscente e studio. Vale a dire: dello studio non è che ci interessi poi molto. In questo Paese. Una preoccupazione che riguarda tutte le materie: dalla matematica all’educazione fisica, ossia lo sport. Girando nelle palestre degli edifici scolastici il ritornello è quasi sempre lo stesso: Non ci sono risorse e quindi la palestra verrà sistemata l’anno prossimo. Questo è un messaggio per me molto chiaro. Tradotto: Non è così importante che tu faccia sport in un ambiente degno, facciamo che ci penseremo l’anno prossimo.

LE FAMIGLIE SI FACCIANO SENTIRE – La cosa più sorprendente è che spesso le famiglie si adeguano senza alcuna obiezione a questo tipo di atteggiamento, anzi lo incentivano con preoccupazioni tipo: mio figlio non può fare le capriole e poi se si muove troppo suda e si ammala. La conseguenza è che gli insegnanti si trovano a dover gestire un’ora di movimento con la metà della classe che nemmeno ha la tuta e in un ambiente “refrattario” allo sport perché “tanto lo sistemiamo l’anno prossimo”. Ricordiamoci sempre che l’educazione e la crescita dei ragazzi avviene nelle aule come nelle palestre. A scuola ci si va per diventare grandi nella mente e nel corpo. Per apprendere un movimento che ci renda maturi in modo armonico. Ricordiamocelo a settembre e durante tutto l’anno.
Io, nel mio piccolo, anche quest’anno macinerò chilometri per incontrare il maggior numero di ragazzi possibile, trovando sempre un buon motivo per riflettere insieme a loro e agli insegnanti. Io sono pronto ad iniziare il “tour” 2019/2020! Voi?

arianna talamona foto bizzi
Arianna Talamona della PolHa Varese ai mondiali di Londra / foto Bizzi

UN’OCCHIATA A… un settembre paralimpico da urlo!

«Il movimento paralimpico sta crescendo. Non è più solo un desiderio o una percezione, bensì, finalmente, un dato incontrovertibile».

Aumentano in continuazione gli sport praticabili, si sono decuplicati gli eventi sportivi e cresce molto bene il vivaio. Una fucina di talenti davvero prolifica. Lo abbiamo dimostrato nel nuoto, a Londra, durante gli ultimi Mondiali da poco conclusi. Primi nel medagliere, davanti a potenze che numericamente e culturalmente abbiamo spesso invidiato, gli Azzurri si sono rivelati i più forti. Una menzione particolare va all’oro ex aequo tra Federico Morlacchi e Simone Barlaam (QUI l’articolo di VareseNews). Due compagni di squadra, avversari e amici talmente uniti, talmente in simbiosi che non potevano fare a meno di spartirsi anche il gradino più alto del podio. Non era mai successo che due atleti fermassero il cronometro nello stesso identico centesimo in una finale mondiale. Forse non era mai successo che due atleti rivali si volessero così bene.
E per la serie “non ci basta mai”, ecco gli atleti del paraciclismo che nella omologa competizione in Olanda sono bronzo nel medagliere. Questa è una crescita pazzesca ed entusiasmante, una soddisfazione che riguarda tutto il movimento paralimpico. Mi ricordo quanto fosse difficile per un handicappato fare sport solo 25 anni fa. Ora sembra quasi di toccare il cielo con un dito. C’è ancora tanto da fare: impianti accessibili, sostegno alle periferie e pratica sportiva dilettantistica, perché è da lì che si pescano i campioni. Intanto però godiamoci queste conferme e queste straordinarie medaglie che fanno ben sperare in vista di Tokyo 2020 e soprattutto sono uno dei tanti semi per costruire un futuro in cui lo sport faccia maturare noi tutti nella percezione e nella consapevolezza della disabilità e del valore delle diversità.

 

Il sito ufficiale – Daniele Cassioli
Come siete strani voi che ci vedete
 – La rubrica di Daniele Cassioli per VareseNews

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Settembre 2019
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