Uomini che non vogliono più odiare le donne. Ecco chi li aiuta a “guarire”

La cooperativa di psicologi Dorian Gray ha avviato da alcuni mesi un servizio per uomini maltrattanti che sta riscuotendo un certo interesse: "Li aiutiamo a controllare la loro rabbia"

rabbia violenza aggressività

Può un uomo violento con la moglie e con i figli tornare ad essere un padre amorevole e un marito rispettoso? È questo l’interrogativo che si sono posti gli psicologi e gli psicoterapeuti della cooperativa Dorian Gray che ha sede a Busto Arsizio e che da febbraio gestisce un servizio gratuito per uomini maltrattanti, unico nel suo genere in tutta l’area nord-ovest della Lombardia. Si chiama S.A.V.R.I. (Servizio per Autori di Violenza nelle Relazioni Intime).

Inizialmente erano in due ma oggi gli uomini seguiti sono già sette e altri si aggiungeranno a breve. Frequentano sedute individuali e di gruppo nelle quali si affronta il tema della violenza in famiglia e della rabbia da cui scaturisce questa reazione distruttiva.

L’idea di istituire questo servizio, subito coinvolto nella rete antiviolenza del Comune di Busto Arsizio dall’ex-assessore Miriam Arabini, nasce dal fatto che in tutta la zona mancava un servizio di questo genere, totalmente rivolto al tentativo di recuperare l’uomo che maltratta.

Il gruppo psicoeducativo è stato mutuato dal primo centro in Italia che si occupa di uomini violenti, il Cam di Firenze dove gli psicologi di Dorian Gray si sono formati: «Finalmente si comincia a parlare di questo tipo di servizio che esiste da 10 anni in Italia – spiega la psicoterapeuta Margherita Branca -. La voce si è sparsa e arrivano uomini tramite servizi sociali, la rete antiviolenza ma stiamo creando una collaborazione anche con l’Unità esecuzione pene esterne e stiamo stilando un protocollo con la Questura».

Risultati? Giulio Corrado, anche lui psicoterapeuta, ci spiega come sta andando con i primi assistiti di Dorian Gray: «Abbiamo ravvisato cambiamenti significativi soprattutto nei pazienti che frequentano da più tempo. Parlando con le loro compagne abbiamo trovato un rinnovato entusiasmo e un vero cambiamento da parte dell’uomo. Gli altri stanno continuando a seguire il gruppo regolarmente e già questo è un buon segno. Chiedono aiuto quando sono in difficoltà e sedute individuali per approfondire i loro momenti di crisi».

Quali tipi di persone frequentano il centro? La presidente della cooperativa Camilla Nocerino, psicologa, racconta: «La casistica è varia e non guarda l’estrazione sociale o la condizione economica o culturale. Il più giovane ha 22 anni e il più grande 60 anni. È un fenomeno trasversale da tutti i punti di vista».

Come funziona? Ce lo spiega Margherita: «Si inizia con colloqui individuali con la persona che ci contatta allo scopo di valutare la situazione nel suo complesso e capire se la persona è o meno in grado di partecipare al percorso. Di base ci deve essere un minimo di motivazione. Dopo la valutazione si decide se prendere in carico o meno il caso è se inserirlo in gruppo o lavorarci individualmente. L’obiettivo è quello di renderli consapevoli della loro rabbia e fornirgli strumenti per gestirla».

Idealmente il percorso dura almeno 6 mesi. Durante questo periodo sono previsti anche contatti con le partner (quando possibile) anche se sono comunque molto limitati per evitare di creare ulteriori sofferenze alle vittime: «Il contatto non vuole e non deve essere un’ingerenza ma un modo per acquisire informazioni che aiutino noi a definire il percorso – spiega Corrado -, non perdere di vista la tutela della donna informandola e aiutandola ad orientarsi verso i centri antiviolenza».

Il servizio ha suscitato un grandissimo interesse tra le varie realtà sociali della zona proprio per la sua peculiarità e unicità: «Tramite i contatti con la rete italiana Relive abbiamo avuto modo di conoscere molte realtà simili alla nostra. Parteciperemo ad un convegno in sala Buozzi a Milano, organizzato dalla fondazione padri Somaschi. Tavola rotonda con altre realtà lombarde».

Resta da risolvere il nodo della sostenibilità economica. La cooperativa sta cercando finanziamenti dove possibile e proprio recentemente il loro progetto ha vinto un bando di Fondazione comunitaria del Varesotto, cofinanziato anche dal Comune di Busto Arsizio ma le risorse sono comunque scarse: «Stiamo cercando una sede adeguata, in modo da proteggere la privacy di queste persone che, altrimenti si sentirebbero demotivate a venire, anche solo per il pudore – concludono gli psicologi di Dorian Gray -. Il servizio è stato avviato con finanze proprie e prevede la gratuità delle sedute. Tuttavia per fare in modo che questo servizio rimanga tale è necessario che le istituzioni si interessino e collaborino per dare alla cooperativa una sede adeguata».

La trattativa con l’amministrazione di Busto è stata avviata e, con il recente cambio al vertice dei Servizi Sociali cittadini, si attende di capire se il nuovo assessore Osvaldo Attolini vorrà continuare il percorso iniziato dal suo predecessore.

Per saperne di più: https://doriangrayonlus.com/

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

Un cittadino bene informato vive meglio nella propria comunità. La buona informazione ha un valore. Se pensi che VareseNews faccia una buona informazione, sostienici!

Pubblicato il 13 Settembre 2019
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.