Discariche abusive: le fototrappole fanno flop e si torna alle indagini tradizionali

L'assessore alla Sicurezza Rogora spiega: "Difficili da usare". In campo la Polizia Locale per risalire agli autori delle tante mini-discariche sparse sul territorio

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Dopo l’installazione delle fototrappole per combattere lo smaltimento abusivo dei rifiuti, la Polizia Locale di Busto Arsizio ha avviato le indagini per risalire agli autori. Già, perchè le fototrappole non bastano, o meglio: va perfezionato l’uso che se ne fa.

Se da un lato sono in corso i lavori di pulizia e messa in sicurezza delle zone boschive e delle vie trattate come discariche a Busto Arsizio, dall’altro si cerca di fermare i cittadini che di nascosto tornano a scaricare. Il lavoro della Polizia Locale e dell’amministrazione comunale ha visto l’installazione delle innovative fototrappole nei luoghi più sensibili all’abbandono di rifiuti ma spesso non si riesce a risalire agli autori a causa del buio o della presenza di fitta boscaglia.

La lotta contro gli incivili e le “loro” discariche abusive, dunque, è meno semplice del previsto: «Risalire a queste persone e fermarle è più complicato di quello che si potrebbe pensare; le fototrappole sono strumenti che aiutano, ma sono complessi» ha sintetizzato l’assessore alla sicurezza Massimo Rogora, precisando che «recentemente la polizia ha beccato un uomo tramite la fototrappola, ma non si è riusciti ad individuare la targa dell’auto per il buio».

Si tratta di macchine fotografiche posizionate in luoghi nascosti alla vista e che si attivano solo al rilevamento di movimenti, ma che con fatica al buio riescono a far luce sui soggetti che dovrebbe aiutare ad identificare; chiaramente i rifiuti non vengono smaltiti alla luce del sole, pertanto, soprattutto a beneficio dei residenti vicino alle zone sensibili, sarebbe apprezzato dai cittadini che il problema venga risolto tramite gli strumenti adatti alla risoluzione definitiva del problema.

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Pubblicato il 13 Febbraio 2020
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