Padre Franco racconta l’arrivo del coronavirus in Colombia
Il religioso, originario di Malnate, scrive ai suoi concittadini e ai fedeli italiani da un internet center, dotato di guanti e mascherine, prima che anche questi centri vengano chiusi. Un messaggio che contiene anche speranza
Padre Franco Nascimbene racconta come si vive in Colombia l’arrivo del coronavirus con i primi contagiati e i primi decessi, in una situazione non facile già di per sè. Il religioso, originario di Malnate, scrive ai suoi concittadini e ai fedeli italiani da un internet center, dotato di guanti e mascherine, prima che anche questi centri vengano chiusi. Un messaggio che contiene anche speranza, tutto da leggere
Cari amici che mi seguite dall’Italia,
ascolto nella mia radiolina tutti i problemi che state attraversando in Italia con giá varie migliaia di morti e moltissime persone colpite dal virus che ha cosí bloccato in casa la maggioranza della gente.
Sento dire che siete vicini al giorno di piú forte contagio e che poi dovrebbe cominciare a diminuire il problema: sará vero?
Qui in Colombia siamo appena agli inizi ed in questo mese di marzo sono apparse giá piú di 300 infettati e fin’ora 4 morti.
Da qualche giorno il governo ha preso misure forti: tutti a casa (eccetto chi lavora in alcune attivitá indispensabili alla societá),bloccato ogni tipo di trasporto nazionale ed internazionale, forti multe a chi é in strada senza un serio motivo,proibito ogni tipo di riunioni.
Stanno soffrendo soprattutto coloro che vivono guadagnando ogni giorno ciò che mangeranno la sera: non si sa come sopravviveranno.
Anch’io ho dovuto sospendere la mia attività lavorativa di vendita ambulante.
In teoria la cosa per ora é per tre settimane , ma tutti sappiamo che probabilmente la situazione durerá per 3 o 4 mesi.
Ieri un riciclatore di plastico é venuto a chiedermi qualcosa da mangiare, perché nessuno gli comprava le bottiglie raccolte per strada, poi é venuto un altro vicino di casa a vendermi un chilo di riso per poter comprare altre cose urgenti.
Per giovedí stiamo organizzando, insieme ad un pastore evangelico ,un incontro di preghiera tra i vicini: tutti sono invitati ad uscire sulla porta di casa , senza fare agglomerazioni, e pregheremo, canteremo, ascolteremo qualche testo biblico che dia speranza e ci chiederemo come solidarizzarci gli uni con gli altri in questi giorni difficili.
Durante i primi mesi di quest’anno sono venute ad unirsi al nostro équipe pastorale 2 aspiranti laiche comboniane colombiane, entrambe sulla trentina: le potete vedere nella foto che vi invio del nuostro nuovo équipe: da sinistra suor Yolande (Haitiana), Vanessa, io me, Marisol e Alexandra.
Entrambe sono psicologhe e si mantengono lavorando nel quartiere.
In questi giorni difficili in cui non si puó fare niente, stiamo pranzando a turno nelle nostre case ed ogni giorno facciamo un’oretta di lezione di inglese ed un’oretta di preghiera insieme e ci stiamo chiedendo come dare una mano alle famiglie che stanno passando i peggiori problemi economici.
In dicembre, facendo una visita dermatologica di controllo ai miei nei, mi hanno trovato di nuovo la necessitá di intervenire su qualche neo che sta iniziando a trasformarsi in melanoma.
Dopo tre mesi di attesa, stamattina son finalmente stato operato alle dieci del mattino: tutto bene. Tornando a casa, avendo visto un centro di internet aperto, sono entrato e vi sto scrivendo con mascherina e guanti di latex prima che ,domani, chiudano anche tutti i centri di internet.
In questi giorni tanto difficili, la cosa più bella che stiamo vivendo é la nostra vita di équipe che ci aiuta a tenerci su di morale, a volerci bene, a cercare insieme cosa vuol dire vivere la nostra vita missionaria quando tutto é fermo e chiuso: anche la settimana santa la celebreremo tra di noi: sarà una Pasqua strana che verrá a rinnovarci la certezza che, nonostante tutto, la vita puó ancora vincere la morte.
Animo, e buona Pasqua
Un forte abbraccio
Franco
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