Il preside e gli strani giorni della scuola. “Aspetto che la campanella torni a suonare per tutti”
Il dirigente dell'Istituto Montessori ha dedicato una lettera toccante a tutti gli alunni e i dipendenti della scuola, nel periodo di chiusura forzata. "Prima o poi questo tempo passerà"
«Sentire il suono della campanella nella scuola deserta è surreale. Deve continuare a suonare, per ricordarci che questo periodo prima o poi finirà». Sono le parole di Giuseppe Reho, dirigente scolastico dell’Istituto Montessori di Cardano al Campo. Nel periodo di chiusura forzata, causato dall’ordinanza per contrastare l’espandersi del coronavirus, il dirigente ha voluto dedicare un messaggio a tutti gli studenti e i lavoratori della scuola.
«In questi giorni di chiusura – ha scritto nella lettera pubblicata sul sito dell’istituto – mi sono recato a scuola insieme ai miei collaboratori per continuare l’azione amministrativa ed adottare quei necessari provvedimenti per fronteggiare l’emergenza. Mi sono recato nei plessi ed ho sentito un suono: la campanella. Sì, proprio quel suono, che da piccolo scolaro (si usava questo termine prima) della scuola elementare (si chiamava così) degli anni ottanta del secolo scorso ha sempre scandito la mia giornata, fino a quando sono diventato un docente di Matematica».
«Nei miei ricordi – continua Reho – la campanella spesso ha rappresentato la salvezza da un’interrogazione che stava andando male oppure il limite temporale che poneva fine ad una lezione noiosa tenuta magari da un professore poco empatico, che non si sforzava di fare amare la sua disciplina, anzi. E poi c’era la campanella dell’ultima ora del sabato, che rappresentava la libertà. La campanella ha fatto parte della storia di tutti noi adulti. Oggi, nell’Istituto “M. Montessori” di Cardano quella campanella suona ancora, ma le aule sono deserte. Non si sentono le voci dei bambini, delle maestre che spiegano o che alzano la voce, delle bidelle (si chiamavano così una volta) intente a sorvegliare e a riprendere gli scolari che sporcano i bagni o che combinano qualche marachella».
«Tutto tace in un’atmosfera surreale, e ho avvertito il cuore come in preda alla desolazione e allo sconforto, perché il ritmo del suono della campanella rappresenta la vita a scuola, che sembra essersi interrotta. Per un attimo ho pensato di farla disattivare, di spegnere quel suono, per impedire la scansione di un tempo per il quale in questo momento non ha senso che sia misurato. Invece, no. Mi sono ripreso dalla folle idea, ragazzi. Disattivarla avrebbe rappresentato un taglio all’esistenza e all’essenza del valore della Scuola, del suo compito fondamentale: la vita. La campanella deve continuare a suonare, ancora, incessante, anche se la vita ed il nostro tempo sembrano che si siano fermati, perché essa attende la ripresa di tutto».
«Cari ragazzi – conclude affettuosamente il dirigente, rivolgendosi agli alunni – la lascio suonare, quindi, per voi che siete a casa, per noi che siamo in ufficio, per gli insegnanti “disoccupati” intenti alla ricerca di un senso per questa situazione, affinché possiamo ricordarci che prima o poi questo tempo passerà, che ce la possiamo fare, che saremo pronti a tornare a vivere da vincitori, ad ascoltare quel suono, a tutti noi caro. La campanella suona e continuerà a farlo, anche se non ci siete, ma vi aspetta, e solo allora tornerà la vita. Ci mancate».
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