“Cara scuola, quanto mi manchi”
Giulia ci manda una lettera dove racconta come sta vivendo questa quarantena, lontana dai compagni di classe e dagli allenamenti
Cari amici, care amiche,
mi sembra molto strano scrivere una sola lettera a così tante persone, non mi era mai capitato! Non so se leggerete mai queste parole oppure se le terrò per me. Vorrei dirvi però che mi mancate molto, mi manca ogni vostro singolo abbraccio, mi manca svegliarmi la mattina presto per andare a scuola e trovarvi lì. Ho sempre dato tutto per scontato, anzi mi lamentavo sempre quando la mamma mi svegliava presto per andare a scuola; mi riaddormentavo davanti alla tazza della colazione. Poi uscivamo di corsa. Arrivavo a scuola, vi incontravo e la giornata iniziava tra risate e ansia per le verifiche. Il pomeriggio i compiti e gli allenamenti. Ci divertivamo un sacco durante gli allenamenti. Erano normali giornate che a volte mi pesavano.
Era scontato anche il sabato pomeriggio, dopo l’allenamento, fermarmi a mangiare il gelato e la domenica incontrarci per fare i compiti, giocare e ridere come i matti. Adesso so che non era scontato. Mi manca tutto, posso solo uscire in giardino oppure portare il mio cane a passeggio vicino casa. Devo indossare la mascherina per uscire, non respiro!
Non avrei mai pensato che mi sarebbe mancata anche l’aria, sentire l’aria fresca entrare in bocca. Non ci avevo mai fatto caso, ora che indosso la mascherina, vorrei poterla togliere quando esco con Cleo. In verità non esco quasi più con il mio cane, non me la sento; almeno prima potevamo andare al parco, la mettevo sull’altalena e Cleo si lasciava dondolare.
Avrei voluto godermi l’adolescenza come una normale ragazza, non sentirmi ammuffire dentro casa, fare compiti e lezioni online. Pensare che il 1 gennaio avevo detto: “Il 2020 sarà il mio anno fortunato!” mi ero prefissata di alzare i voti del secondo quadrimestre per poter scegliere la scuola superiore. Avrei voluto vincere lo scudetto. L’hanno scorso al primo regionale avevo male alle ginocchia per via di quella sindrome col nome strano, al secondo regionale ho pasticciato. Quest’anno mi stavo allenando bene, avevo imparato i salti doppi. Mi sentivo pronta e non vedevo l’ora di vincere per indossare la tuta della società con lo scudetto cucito. Avrei dovuto partecipare agli italiani con il mio gruppo del sincronizzato. Abbiamo fatto in tempo a
fare solo il regionale. Per gli italiani doveva dormire in albergo e avevamo già in programma di divertirci molto. Poi è arrivato lui ” il virus” e di fortunato in quest’anno non ci trovo niente. La prima settimana di “quarantena” si poteva uscire e meno male che sono uscita! Mi ricordo ancora il giorno in cui ho capito che non sarei più uscita di casa, ero sulla porta con il trolley di pattinaggio. Uscivo di corsa come al solito, la mamma mi ha bloccata, in quel momento le allenatrici avevano avvisato che era tutto sospeso e che avrebbero riaperto solo dopo la fine della quarantena. In quel momento mi era crollato il mondo addosso!
Non mi aspettavo tutto ciò! Non vedo l’ora di ritornare a pattinare, a scuola, in centro; non vedo l’ora di poter uscire senza la mascherina e respirare della vera aria. Ritornerò da voi più forte di prima, ritornerò a camminare sulla mia strada oltrepassando gli ostacoli a testa alta, in fondo tutte le cose hanno un inizio ed una fine e vi prometto che anche questo periodo finirà. Ritorneremo a fare baldoria, ritorneremo a stare insieme ma, nel frattempo, dobbiamo lottare con tutte le nostre forze per riuscire a superare anche questa. Insieme ce la faremo!
Giulia
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