Il discorso di Conte “una speranza disattesa”

Saronno, immagini della città in quarantena (foto di Emanuele Santagostino)

C’era grande fermento nell’attesa di sentire quelle parole illusoriamente agognate che ci avrebbero riportato alla normalità. Quella normalità cosi difficile da definire, opaca e sbiadita nella nostra mente per effetto del tempo e dalla quasi totale privazione di stimoli. Avevamo molta speranza ed è stata disattesa. Ci sentiamo dimenticati, abbandonati e trascurati. Ci siamo abituati a considerarci vittime circostanziali di avvenimenti incomprensibili e complessi. Però dovremmo chiederci: chi mai ci ha fatto credere che le cose per noi sarebbero cambiate? Chi se non noi stessi, assai poco lucidi e lungimiranti, ci avrebbe ingannato promettendoci un futuro immediatamente più roseo?
Mi rivolgo a tutti i ragazzi che come me non apparteniamo alle categorie vulnerabili e tantomeno a quella forza lavoro in grado di produrre reddito. Per quale motivo eravamo convinti che saremmo stati al centro del dibattito politico? Per quale motivo le risorse dovrebbero essere convogliate a nostro vantaggio? Con quale arroganza e sicumera ci arrabbiamo manifestando la nostra delusione? Noi, che siamo abbastanza forti da essere immuni e allo stesso tempo incapaci di generare ricchezza per il nostro paese. Perché mai dovrebbero occuparsi di noi? Siamo intrappolati in un limbo, incapaci di ammalarci e incapaci di guarire gli altri. Non c’è bisogno di pensare a noi, non ora.
Le cose non sono cambiate? Oh no, al contrario, sono cambiate moltissimo. Anche se a rilento, riparte finalmente l’economia, si torna a produrre ricchezza per le imprese e le famiglie. Possiamo tornare a pagare le tasse necessarie per la sanità pubblica e l’istruzione a distanza. Quelle tasse che impediscono un indebitamento eccessivo che dovremo essere noi a estinguere in futuro. Possiamo tornare a rivedere i nostri cari. Abbiamo un più ampio raggio di movimento.
Perché ci lamentiamo che le disposizioni sul comportamento siano cosi poco chiare, aleatorie e a volte controverse? Come sempre tutto si riduce alle nostre azioni. Dobbiamo appellarci alla nostra coscienza. È straordinario che una crisi globale sia risolvibile sopratutto attraverso semplici regole di educazione e igiene. Fa riflettere. L’individuo da una parte e i mondo dall’altra, come somma di tutti i comportamenti. Cosa possiamo fare allora noi reietti del caso? Impariamo a pensare e riflettere, impariamo a leggere e documentarci, impariamo a discutere e argomentare. Dobbiamo essere consapevoli del nostro ruolo e della nostra rilevanza, tenerci sempre al passo per farci trovare pronti quando finalmente saremo chiamati in causa; anche questo fa parte del processo di maturazione e crescita.
Non dobbiamo annichilire davanti all’incertezza della crisi, non possiamo farci vincere dall’horror vacui della quarantena. È facile cadere agonizzati di fronte un presente incerto e un futuro caotico e disordinato, ma non possiamo permettercelo. Nel frattempo lasciamo che gli altri facciano quello che devono fare. Cos’è cambiato dunque? Tutto, è cambiato tutto, però noi per ora non ne facciamo parte ed è giusto così.

Matteo Argenti
(Foto di Emanuele Santagostino) 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Aprile 2020
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