La sfida della Provvidenza per i suoi 400 anziani: “Abbiamo bisogno dei tamponi”

La struttura di Busto Arsizio chiede tamponi sia per gli anziani ospitati che per il personale in servizio. Ma ad oggi non ci sono tempistiche certe

hospice la provvidenza

La richiesta è una sola: tamponi. È questo quello che serve alla Provvidenza, la grande struttura che ospita 400 anziani a Busto Arsizio, e dove ogni giorno si lotta per difenderli dal Covid-19. Da quando il 19 marzo si è registrato il primo ospite positivo al Coronavirus la battaglia è senza sosta. «Noi abbiamo predisposto un piano d’azione ben prima che l’epidemia scoppiasse in Italia -spiega il direttore Luca Trama- e dopo aver risolto il problema delle mascherine e dei dispositivi di protezione individuale quello di cui abbiamo bisogno adesso sono i tamponi, sia agli anziani che al nostro personale».

Anche dalla storica casa di riposo a due passi dal centro della città si leva quindi quel grido che rimbalza in tutta Lombardia per chiedere di fare i test e capire chi ha il virus e chi no. «La nostra interlocuzione con ATS è continua e costante -continua Trama- ma al momento non sappiamo quando si inizieranno a fare i tamponi». Un problema non da poco e al quale la struttura sta rispondendo con ogni mezzo: i 7 anziani ad oggi positivi al virus, gli unici a cui il tampone è stato fatto dalle autorità sanitarie, sono stati isolati nel nuovo reparto dell’hospice, precedentemente svuotato e riadattato, mentre i 25 ospiti che hanno tutti i sintomi ma che non hanno ricevuto una diagnosi certa sono stati portati in un’area isolata. «In entrambi i contesti per ridurre al minimo il rischio di contagi lavora personale appositamente formato e dedicato, con tutte le protezione del caso -continua il direttore della Provvidenza-. In ogni caso anche tutto il resto del personale è dotato di ogni misura di sicurezza, sia per loro che per gli altri».

Il problema degli operatori, infatti, non è secondario. La Provvidenza infatti conta circa 300 dipendenti dei quali, ad oggi, una 70ina risulta a casa in malattia. «Anche per loro noi chiediamo i tamponi -spiega- perché tanti sarebbero anche pronti a tornare a lavorare, ma fino a che non accertiamo che la loro è stata solo una semplice influenza non possiamo correre il rischio di portare il virus dentro la struttura». Personale ridotto «che vorrei ringraziare per la grande professionalità» e con il quale «riusciamo a portare avanti tutte le attività in questa situazione difficile».

Trama spiega anche che ad oggi la situazione all’interno della struttura è e rimane tranquilla, anche nei rapporti con le famiglie. «Noi fin dall’inizio abbiamo deciso di essere onesti, trasparenti e sinceri. Abbiamo comunicato subito le criticità, i casi sospetti e purtroppo anche le morti. Abbiamo deciso di dire sempre la verità e cerchiamo di mantenere sempre informate le famiglie su come accudiamo i loro cari con mail quotidiane e linee telefoniche dedicate, videochiamate e supporto psicologico».

Forse è anche per questo che ci sono state solo due famiglie che hanno pensato di portare a casa i propri congiunti. «La stragrande maggioranza ha capito che non c’è posto più sicuro della Provvidenza per tenere in sicurezza le persone, con personale formato appositamente, pronto ad intervenire in qualunque situazione e procedure di sicurezza molto precise».

Coronavirus alla Provvidenza: “3 morti e 25 anziani in attesa di tampone”

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Aprile 2020
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