Le cooperative lombarde: “Bene fase 2, ma è necessario protocollo chiaro”
Il tema riguarda in particolare i centri diurni per disabili, le garanzie per i dipendenti
«Il piano proposto da Regione Lombardia va nella giusta direzione, ma è necessario un protocollo sanitario chiaro, l’approvvigionamento di DPI prima della ripresa, tamponi e test sierologici per i lavoratori, a partire dalle attività di servizio come gli operatori sanitari e sociali, il facility. Non vogliamo e non possiamo vivere di stop and go, avremmo conseguenze drammatiche».
E’ quanto affermano Massimo Minelli e Attilio Dadda, rispettivamente presidenti di Confcooperative e Legacoop Lombardia a proposito della fase 2 su cui Regione Lombardia si è confrontata con le associazioni di categoria nel Tavolo per lo Sviluppo.
«L’ultimo decreto della presidenza del consiglio prevede un ruolo delle regioni fondamentale in merito alle disposizioni per le disabilità e per i servizi residenziali, ci aspettiamo un’azione determinata, chiara e che fornisca indicatori precisi agli operatori. La Regione – dicono Dadda e Minelli – è infatti competente per regolamentare il funzionamento dei centri diurni per disabili in quanto servizi sociosanitari, ma essi non esauriscono l’insieme dei centri semiresidenziali per disabili, che in Lombardia sono in larga parte rappresentati da unità d’offerta sociali che sono sotto la competenza dei comuni. Bisognerà quindi individuare un modo affinché i comuni si attivino per la ripresa».
Altro tema, la tenuta delle imprese sociali: «la maggior parte delle cooperative – spiegano – hanno un numero medio di dipendenti pari a 50, oggi in bilico a causa delle restrizioni. Serve ragionare a un piano ad hoc per evitare il collasso di queste imprese che offrono servizi prioritari per le famiglie. A questo si aggiunge la necessità di avere risposte per i servizi domiciliari da fornire alle famiglie, soprattutto se con figli o con fragilità di ogni tipo».
C’è poi la questione dei costi e un nuovo approccio al lavoro: «chiediamo un’analisi dei costi per la sicurezza per i diversi settori e incentivi per lo smart working».
Centrale, sollecitano Minelli e Dadda, anche la mobilità: «C’è un problema di trasporto pubblico locale, servono soluzioni innovative e incentivi per il trasporto».
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