Fase 2, i commenti della politica alla riapertura
Tra timori e richiami alla responsabilità collettiva ecco alcuni punti di vista da parte dei politici del territorio sulla riapertura di negozi, bar, ristoranti e uffici pubblici
Lunedì inizia la vera fase 2 che permetterà a molte attività di ripartire in sicurezza grazie al Dpcm del 16 maggio che detta le regole, condivise da Regione e Governo, per riaprire bar, ristoranti, piscine, uffici pubblici, negozi. Per le strade delle nostre città ci sarà molta più gente in giro e la preoccupazione generale è per la curva dei contagi.
Di seguito i commenti dei politici sul tema.
Samuele Astuti, consigliere regionale del Pd
Da lunedì parte la fase 2 Bis, con un numero importante di nuove aperture. Pur comprendendo benissimo le necessità economiche e sociali, non vi nascondo la mia preoccupazione dato che la situazione in Lombardia non è rassicurante.
Il Governo e le Regioni hanno prodotto il testo delle “Linee di indirizzo per la riapertura delle Attività Economiche, Produttive e Ricreative”. Le Regioni hanno chiesto di poter poi intervenire con proprie ordinanze per eventuali ulteriori restrizioni. Così hanno fatto per esempio Piemonte e Toscana.
Dovremmo farlo anche noi dato che facciamo ancora pochi tamponi, i risultati arrivano in grande in ritardo, la delibera per i test sierologici è un pasticcio, le USCA sono ancora poche e le nostre ATS non sono pronte per un monitoraggio puntuale dei contatti dei positivi.
Il personale sanitario e i lombardi tutti hanno dato prova di grande responsabilità e abnegazione, ma il sistema sanitario della nostra regione non è pronto ad una seconda ondata di contagio: i correttivi inseriti sono largamente insufficienti.
Il numero dei casi positivi è 399, esattamente 100 unità più di ieri. Si conferma il trend positivo a livello settimanale. Speriamo che questa volta non arrivino nei prossimi giorni «sorprese» non dichiarate oggi.
Davide Galimberti, sindaco di Varese
Non si scherza con la vita dei cittadini. Da lunedì 18 maggio teoricamente molte attività economiche e quindi anche molti lavoratori e moltissimi cittadini saranno di nuovo in movimento. Ed è naturalmente un bene il ritorno ad una parzialissima normalità che ricomincia a mettere in moto la vita della gente a #Varese come altrove. Noi tutti nelle istituzioni come nelle aziende e tra la gente siamo pronti a farlo e stiamo già facendo di tutto perché questo passo decisivo si realizzi in sicurezza. Nessuno tra sindaci, imprenditori e cittadini vede segnali di chiarezza e sicurezza da parte della Regione Lombardia. Le regole di riapertura sono state più volte cambiate e ancora oggi sempre per scelta autonoma della Regione sono nella nebbia e gli imprenditori e i lavoratori rischiano di non avere neanche il tempo a causa di queste incertezze di mettersi nelle condizioni di ripartire con le giuste misure di sicurezza. Una cosa inaccettabile e che sta a metà tra una gravissima mancanza di senso di responsabilità e una assoluta, ancora più grave, confusione. Questo accade peraltro quando il resto del Paese sta chiudendo i reparti #Covid19 e azzerando in alcune province o regioni i decessi e riducendo al minimo i nuovi contagi, mentre in Lombardia ancora venerdì 15 maggio si registrano proporzioni tra infetti nuovi e decessi nuovi in un giorno spaventose. 229 infetti in più e 115 morti in più. Esiste purtroppo una specificità lombarda che ormai dopo tre mesi non si può più imputare al numero di casi generati dal focolaio di Codogno o alla mobilità e iperattività dei lombardi. Ed è un dato numerico, non un’opinione interpretabile. In una condizione così grave non dare per tempo regole certe e messaggi univoci è sconcertante e pericoloso. Come varesini, come istituzioni responsabili della vita dei propri cittadini e come lombardi orgogliosi di esserlo, pretendiamo che la nostra Regione si assuma la responsabilità di fare scelte chiare e precise a tutela sia della salute che del lavoro e della ripresa economica. Perché se continua a non farlo e a trovare sempre un colpevole a Roma o addirittura nei cittadini determinerà ancora di più un disastro economico e sociale oltre ad aggravare quello sanitario. Io ho fiducia nella Regione Lombardia e nei lombardi. Che chi li rappresenti sia all’altezza di questa fiducia e difenda vite e vita di tutti noi. Ora o mai più.
Claudia Maria Terzi, assessore regionale ai Trasporti
“Scaglionare gli orari di ingresso e uscita dal lavoro e ricorrere il piu’ possibile allo smart working: sono questi i due aspetti fondamentali per diminuire la pressione sul trasporto pubblico e scongiurare assembramenti”. Lo ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilita’ sostenibile, Claudia Maria Terzi, intervenendo in merito alle riaperture.
“Dall’allentamento del lockdown, ovvero dal 4 maggio a oggi – ha detto ancora Terzi – non si sono riscontrate particolari criticita’ in relazione alle norme anti covid. Questo grazie alle misure messe in campo, ma soprattutto grazie al grande senso di responsabilita’ dimostrato dai lombardi. Ora non dobbiamo abbassare la guardia, soprattutto a partire da lunedi’ 18 maggio quando diverse attivita’ ripartiranno, penso in particolare al comparto del commercio”.
“Occorre considerare – ha proseguito Terzi – che siamo entrati in una fase nuova per il Trasporto pubblico locale, imparagonabile rispetto a quella del periodo pre covid: sono stati ripristinati gli ordinari livelli di servizio, ma e’ bene ricordare che le regole per il distanziamento determinano una riduzione della capacita’ dei mezzi che varia dal 50 al 75%. E’ necessario che il Governo prenda iniziative per agevolare una rimodulazione degli orari di ingresso e di uscita dai luoghi di lavoro, in modo da poter distribuire piu’ uniformemente la domanda di trasporto pubblico e attenuare l’afflusso nelle ore di punta”.
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