Astuti (Pd): “Le strutture socio-sanitarie non sono tutte uguali. La Regione cambi la delibera”
Dopo le audizioni in Commissione sanità, il consigliere regionale del Pd chiede che la Giunta riveda la delibera che fissa nuove regole per Rsa, comunità e altre strutture

Una delibera “minestrone”, non adeguata a garantire trattamenti adeguati a Rsa e strutture socio-sanitarie che hanno tipologie ed ospiti diversi. E’ questa la valutazione che il Pd lombardo e le associazioni del settore fanno della delibera della Giunta regionale 3226 del 9 giugno scorso.
Dopo le audizioni (chieste dal Pd) che si sono tenute oggi in Commissione sanità delle associazioni del settore (Uneba, Arlea, Confocooperative Federsolidarietà lombarda, Fondazione Brescia Solidale onlus e Agespi), il consigliere regionale Samuele Astuti del Partito democratico chiede “che la Regione cambi la delibera minestrone su RSA e strutture sociosanitarie”.
«Con la DGR 3226 del 9/6/2020 la Regione stabilisce nuove regole per le strutture sociosanitarie della Lombardia stabilendo gli stessi obblighi strutturali e gestionali per servizi con ospiti ben diversi tra loro, perché si parla di anziani, di persone anche molto giovani con disabilità psichiche o fisiche, o di persone con fragilità o con problemi di tossicodipendenza – spiega Astuti – La delibera è inadeguata come hanno denunciato chiaramente i rappresentanti dei gestori, innanzitutto perché tratta allo stesso modo strutture che sono molto diverse tra loro: una cosa è una RSA con oltre 100 ospiti, un’altra cosa una comunità con 8 o 10 ospiti».
«Inoltre – continua Astuti – non si capisce perché la delibera obblighi i gestori ad attivare una sorveglianza sanitaria al domicilio di persone che non sono ancora loro ospiti. Questa attività potrebbe essere svolta dalle Usca. E’ anche necessario regolamentare meglio la possibilità degli ospiti di incontrare i parenti, ad oggi di fatto vietata dalla delibera, e regolamentare in modo più appropriato attività molto specifiche come quelle delle comunità terapeutiche».
«Questo – aggiunge il consigliere dem- senza contare che tutte le nuove regole comportano un aggravio dei costi di gestione e non tengono affatto conto che le strutture hanno avuto ingenti extra costi durante la fase acuta dell’epidemia e non potendo contare sulle rette in entrata per la mancanza di ospiti. Ancora una volta la Regione mostra un’incapacità di dialogo con il mondo sociosanitario; dialogo che avrebbe portato a una delibera migliore, come è avvenuto ad esempio in Veneto, e questo senza contare che, ancora una volta, la Commissione sanità non è stata nemmeno sentita sul tema».
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