A Cuvio una maratona musicale dedicata Beethoven

Una serata particolare che si è svolta all'aperto, nonostante il Covid 19, animata da musicisti di grande qualità e da un pubblico distanziato e molto diligente

Generico 2018

Cuvio si è arrogata da anni l’egemonia di ospitare la cultura, sia musicale, sia letteraria, attraverso una serie di manifestazioni inserite nel periodo estivo che hanno coinvolto il territorio, attirato dalla qualità dei programmi proposti. Anima di queste effervescenti espressioni artistiche la presidente della locale Pro Loco Giovanna Motteri, che supportata dall’organizzazione dei Momenti Musicali del maestro Adalberto Riva, ha voluto anche quest’anno, invaso da situazioni sanitarie preoccupanti, organizzare una serata musicale per sabato 18 luglio, approfittando della ricorrenza storica del duecentocinquantesimo della nascita di Ludwig van Beethoven. Un’idea, una realizzazione, un risultato. Una maratona Beetoviana – Ludwig ci passi il neologismo – incernierata nell’interpretazione di brani famosi eseguiti da alcuni giovani allievi del maestro Riva con una sorpresa finale, accennata, non rivelata, solo intuibile dal programma.
Ma dov’è finito il protagonista assoluto degli ultimi mesi? Il virus è stato dimenticato? Purtroppo no. Il delizioso piccolo teatro di Cuvio occhieggia speranzoso di rinverdire le serate luminose di un passato affatto lontano, il suo palcoscenico permane desolatamente vuoto e, se possedesse un briciolo d’anima, sarebbe desolatamente triste, perché ignorato, relegato al ruolo di silenzioso, lontano spettatore a causa di quell’invisibile elemento terrorizzante.
Il teatrino doveva essere lasciato negletto per cedere la sede del concerto allo spazio aperto del parco comunale, con le sedie distanziate di almeno un metro, con il numero chiuso – 150 persone, non una di più – e il pianoforte a coda in attesa di sciorinare le sue limpide note, ficcato sotto la tettoia, protetto e maestoso.
La sera è fresca, una leggera brezza precipita dai monti assisi intorno, forse anch’essi desiderosi di godere degli effluvi musicali, l’anfiteatro si riempie rapidamente: tutto è pronto. S’inizi. A rompere il ghiaccio del consueto detto popolare si avvia Emma Jaffe, un po’ emozionata ma capace comunque di suscitare emozioni, così come immediatamente dopo Letizia Callao con una buona interpretazione della sonata in re minore La Tempesta, infine tocca a Marco Autelli concludere in bello stile il primo tempo con la sonata dell’opera 31.

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il maestro Adalberto Riva durante il concerto dedicato a Beethoven

L’aria si è vieppiù rinfrescata, il cielo si è inscurito permettendo di far risaltare pianoforte e artisti sapientemente illuminati. Intorno sembra che gli aghi delle conifere, sparse nel prato abbiano cessato di frusciare, ma anche le foglie della magnolia che appaiono leggermente brunite nei giochi di luci e ombre della sera si siano immobilizzate quasi non volessero disturbare, solo l’araucaria, là in fondo, appare indifferente, forse consapevole della sua origine esotica, quindi un po’ altera a voler rimarcare la differenza, ma attenta a non stormire come le sorelle locali.
L’intervallo è divorato dall’attesa, Luca Perego apre il secondo tempo eseguendo con buona tecnica la sua sonata dell’opera 110, ma l’attesa non poteva essere che per lui, per Adalberto, che dopo aver dottamente presentato le esecuzioni dei suoi allievi, è pronto ad assumersi un compito arduo, difficilissimo: quello d’inserire i suoi virtuosismi pianistici nella base orchestrale del concerto per pianoforte e orchestra “Imperatore”.
A questo punto l’aria diviene completamente immota, non solo gli alberi che hanno la buona sorte di essere assisi in prima fila, ma la natura circostante sembra immobilizzarsi nell’ascolto, le note del pianoforte s’incastonano nel diadema orchestrale, l’interpretazione del maestro è trascinante, non è un ruscello che scorre, bensì un impetuoso torrente montano le cui note rimbalzano sui massi, si frangono, spumeggiano penetrando attraverso l’epidermide ad ammaliare, a sedurre. Quando, dopo un tempo che sembra brevissimo, ma non lo è stato dato che la maratona è durata oltre due ore e “Imperatore” oltre mezz’ora, le ultime note si disperdono lungo i contrafforti montani, si lascia lo spiazzo con rammarico e siamo certi che anche il piccolo teatro di Cuvio non sia più tanto triste: la cultura che lui ospitò innumerevoli volte ha vinto ancora.

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Pubblicato il 25 Luglio 2020
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