Una raccolta fondi, per evitare un disastro umanitario
L'iniziativa di Uisp Emilia Romagna dedicata ai bambini delle popolazioni saharawi che da tanti anni vivono nei campi profughi nel deserto algerino
Novemila bambini. Questo è il numero dei minori che vivono nei campi profughi del deserto algerino vicino Tindouf, la hammada, chiamato nella tradizione “Il giardino del diavolo” per le sue elevate temperature.
È qui che in cinque accampamenti vive la popolazione saharawi, costretta da oltre 45 anni a un esilio dalla propria terra del Sahara Occidentale, illegalmente occupata dal Marocco, che la rende l’ultima colonia africana ancora in attesa di un referendum per l’autodeterminazione. Uisp Emilia-Romagna da molti anni sostiene con progetti di cooperazione sportiva internazionale questa popolazione e, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato prevista per il 20 giugno, ha deciso di sostenere una raccolta fondi per organizzare attività educative e distribuzione di acqua e viveri nei campi profughi, sostituendo così la tradizionale accoglienza dei minori che tra Italia e Spagna era effettuata in estate e che sarà impossibile per le restrizioni imposte dal COVID-19.
Donare è facile, attraverso un bonifico intestato ad Associazione Jaima Sahrawi con IBAN: IT87Y0501802400000016940967 e causale “Donazione accoglienza alternativa” (indicando il nome dell’associazione, dell’ente o del privato che effettua il versamento). Bastano 30 euro per garantire assistenza educativa, sanitaria, viveri e acqua a uno di questi 9.000 bambini, nei due mesi più caldi dell’anno, con temperature che arrivano fino ai 60°C. Ad oggi sono già stati raccolti 23.000 euro, consegnati direttamente alla Mezzaluna Rossa saharawi e tramite questa al Governo in esilio della Repubblica Araba Saharawi Democratica, l’autorità che amministra i territori dei campi profughi ospitati dall’Algeria, al confine con il Marocco e la Mauritania.
Ma è ancora possibile contribuire al progetto “Accoglienza alternativa” del Governo saharawi donando 30 euro o il contributo che ciascuno può permettersi in questo momento complesso, per garantire cure e un’estate migliore ai bambini che tradizionalmente sono definiti “Piccoli Ambasciatori di Pace” saharawi.
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Un intervento umanitario e solidale fondamentale, soprattutto nel momento in cui la pandemia di COVID-19, per la prima volta dopo oltre vent’anni, impedirà ai bambini saharawi di recarsi in Italia e Spagna per partecipare all’accoglienza estiva, un programma lungo due mesi che vedeva i bambini saharawi ospitati in famiglie o presso associazioni di tutto il territorio nazionale, in un contesto che garantiva loro cure mediche, non disponibili nei campi, incontri con i propri coetanei europei, scambi culturali, giochi e sollievo dagli oltre 60°C di temperatura dei campi profughi in Algeria.
Ivan Lisanti, responsabile della Cooperazione internazionale del Comitato emiliano romagnolo Uisp. «Sappiamo che il momento è complicato per tutti noi in Italia, ma senza il nostro aiuto nei campi algerini si profila il rischio di un disastro umanitario come rilevato il 23 aprile 2020 anche da tre agenzie delle Nazioni Unite: Unhcr, Unicef e World Food Programme».
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