Maccagno, strazio e dolore per la morte di Andrea Galimberti
Riconoscimento ufficiale dei parenti nel pomeriggio all’ospedale di Luino dove la salma è stata ricomposta. Venerdì l'autopsia
Ci sono posti, giornate e fatti che insieme proprio non possono stare. Lacrime, dolore e pianti per una triste notizia non possono essere di casa quasi in riva al lago nell’ultimo scampolo di caldo d’estate coi i turisti ancora in sandali a gustarsi il gelato e l’azzurro del cielo.
Eppure il giorno in cui il ritrovamento di Andrea Galimberti veniva dato per imminente è arrivato, e all’appuntamento c’erano i suoi cari che hanno ricevuto fuori dal comune di Maccagno con Pino e Veddasca la notizia attesa, certa, ma nel fondo del cuore anche di quelle che un genitore mai vorrebbe mai sentire, che una compagna vorrebbe lasciare per sempre fuori dalla porta.
Per questo poco dopo che le radio nei furgoni dei vigili del fuoco verso metà mattina hanno cominciato a gracchiare comunicazioni sempre più concitate, alla panchina rossa di fronte all’ingresso del municipio di Maccagno dove erano presenti i parenti del piccolo imprenditore metallurgico di Oltrona di San Mamette – Como per modo di dire perché a un tiro di schioppo dai primi comuni del Varesotto – si sono avvicinati con discrezione gli operatori della croce rossa italiana di Luino.
Erano lì per scongiurare che qualcuno fra i soccorritori potesse necessitare di assistenza medica ma anche per supportare psicologicamente i parenti della vittima.
Poi anche i carabinieri, presenti in forze, si sono avvicinati, coi gradi trasformati in parole bisbigliate da dietro le mascherine, spalle cinte, e ancora parole di conforto.
Poi il sindaco e qualche dipendente dell’amministrazione: hanno condiviso numerose giornate coi soccorritori che avevano allestito il quartier generale delle ricerche proprio in municipio.
La speranza di trovare in vita Andrea è scomparsa dopo i primi concitati tentativi dei soccorritori di scendere già sabato scorso: troppa acqua in quel torrente che in poche mezzore si è riempito e ha continuato a scavare col peso della portata idrica sulle rocce, adattate al suo corso durante ere geologiche. Non sono serviti i sorvoli con l’elicottero e coi più bassi droni, né le prime calate nelle buche seguenti ai salti d’acqua.
Il corpo è stato trovato alla metà dei circa 5 chilometri di strada che il fiume fa prima di gettarsi nel Verbano. Si è conservato nell’acqua sotto a una sorta di basamento in pietra, una specie di scrigno nascosto e fatto dai sassi ciclopici scavati dal Molinera: per questo ricerca e ritrovamento sono state difficili. Verso mezzogiorno un signore con pantaloncini corti e la borsa della spesa a passeggio ha guardato la scena di strazio. Prima di riprendere la strada il commento ad alta voce: «Quella è una zona rimasta ancora selvaggia. Troppo pericolosa andarci. Poveraccio».
È vero. Anche i soccorritori in più di un’occasione l’hanno sottolineato. Troppi pericoli, un passo sbagliato e ti fai male, figurarsi quando a travolgerti è un’onda di piena dalla portata fuori dal comune in grado di sbatterti da una parte all’altra del greto, come in un grande frullatore.
E anche per riportare a valle il corpo, prima di presentarlo ai parenti ricomposto per il riconoscimento all’ospedale di Luino, ci è voluto l’elicottero: impossibile riportare i resti del povero Andrea Galimberti a valle senza il velivolo. Passate le 16 il riconoscimento ufficiale, dopo un primo esame necroscopico.
Successivamente la salma è stata traslata all’obitorio di Varese, dove verrà eseguita l’autopsia.
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