Luigi Sandroni: un artista gallaratese delle Arti visive a tutto tondo

Ferruccio Locarno, presidente dell'associazione culturale Vivere Crenna, ricorda la "continua ricerca di bellezza, di armonia, di equilibrio" perseguita nell'opera dell'artista gallaratese recentemente scomparso

gallarate generico

Ferruccio Locarno, presidente dell’associazione culturale Vivere Crenna, ricorda la figura di Luigi Sandroni, designer e “artista gallaratese delle arti visive a tutto tondo”

 

Gigi Sandroni ci ha lasciato l’altro giorno in punta di piedi, come era nel suo stile, senza clamore. Forse pochi sapevano che era da tempo malato.

Gigi è stato un artista delle arti visive completo, una figura di grande sensibilità estetica unita ad un profondo senso etico: valori che in lui erano inscindibili sul piano umano e artistico, e fecero da guida in ogni momento del suo percorso di vita.

Severo e rigoroso, prim’ancora con se stesso, altrettanto lo fu nel suo operare quotidiano. Chi lo ha conosciuto, e ha avuto il piacere e l’onore della sua amicizia, sa bene su quali fondamenta, nel suo agire, ha saldamente costruito la sua condotta di vita. Gigi ha vissuto valori morali universali sul piano etico, mentre sul piano estetico ha sempre cercato tenacemente la bellezza, qualsiasi fosse il tema da affrontare nella sua opera.

Figura ben lontana da “genio e sregolatezza”, che solitamente definisce l’originalità dell’Artista, Gigi fu certamente “artista vero”, ricco di idee felici ed originalissime.

La sua opera fu una continua ricerca di bellezza, di armonia, di equilibrio. Non bellezza superficiale e compiacente, dozzinale, per accontentare la vista: la bellezza dei suoi lavori fu sempre il punto d’arrivo di una sofferta ideazione, elaborazione e raffinatissima esecuzione.

Dapprima si impegnò nell’industria tessile, con i disegni per tessuti, e lì rimase a lungo. Il dover rispettare ordine e precisione è un’imprescindibile esigenza dell’Arte applicata. Questo lavoro fu sicuramente un importante momento di formazione, che gli lasciò dentro segni indelebili. Egli sapeva immediatamente capire ed esprimersi secondo il fine richiesto dal suo lavoro. Sapeva passare agilmente dalla rappresentazione di un paesaggio affascinante, dove il valore sta nel suscitare emozione, alla realizzazione di un’immagine pubblicitaria, dove l’importante è catturare l’attenzione di chi vi passa distrattamente davanti. La sua abilità non aveva limiti.

Nel suo percorso strettamente artistico ha seguito con attenzione l’evolversi dell’Arte Pittorica in questi ultimi settant’anni, adeguandosi progressivamente alla sua evoluzione, senza intaccare la sua monolitica personalità estetica. La sua sensibilità lo portava a cogliere i valori dei nuovi movimenti artistici, ma ad un tempo ad esprimersi con l’originalità, mai venuta meno, che lo contraddistingueva.

Dal realismo degli anni ’50 al concettuale di oggi, ha partecipato attivamente ai vari mutamenti del gusto e della società nel corso degli anni, sempre guidato da quell’Idea di Arte come specchio del pensiero proprio del singolo artista: quindi del suo stato d’animo, dei suoi sentimenti e del momento in cui l’opera nasce.

Ripercorrendo il suo cammino artistico, lo troviamo, giovanissimo, premiato in un concorso di pittura e disegno (iniziativa artistica delle ACLI tenuta a Gallarate nel lontano 1952), in una mostra aperta sotto i Portici del Faietto. La sua “Crocifissione “aveva sorpreso tutti per l’efficacia della sua forza espressiva.

Fin dalle prime edizioni è stato un componente attivo del gruppo dei Promotori del Premio Arti Visive Città di Gallarate.

Non ha mai fatto dell’Arte pittorica una professione, ma ha dato il suo apporto prezioso all’industria tessile attraverso il lavoro artistico per la stampa dei tessuti, un’Arte che, pur non essendo fine a se stessa, è comunque Arte visiva applicata, dove stile ed eleganza sono requisiti indispensabili.

Ci sono stati molti momenti lungo la via dell’Arte di “Gigi”, che è stata costante ricerca, una ricerca di Bellezza che non fosse monotona e ripetitiva, ma sempre innovativa nelle sue opere. Prima che il computer diventasse, per le Arti visive, un mezzo di facile impiego, preciso e d’uso comune, Gigi si era già cimentato con esso, realizzando immagini capaci di suggerire una bellezza dalle forme nuove, anticipando i tempi, quasi a guidare i gusti di una società in cammino.

Nelle sue ultime opere, create non più con matite colori e pennelli, ha saputo realizzare vere e proprie piccole sculture, in forme di una contemporaneità sorprendente, plasmando materiali oggi di uso comune, come fogli di plastica tagliati con la minuzia e la perfezione dell’industria orafa.

Sono opere sospese fra scultura e installazione, il cui significato va aldilà del superficialmente visibile. Opere che vanno “Oltre”: basta guardarle per evocare in noi valori, vizi e virtù, quali “Il sapere”, “Pensieri”, “Interiorità”, “Maldicenza”, “Effimero”, Il giudizio”, sui quali il titolo dell’opera invita a riflettere. E c’è anche di più: l’opera d’arte eterea, quella che non esiste, visibile solo come visione, come impressione visiva legata al movimento di una forma elementare, che si dissolve, si annulla appena il movimento si arresta.

Neppure possiamo dimenticare il fascino minuto delle sue acqueforti e il suo giovanile impegno nella fotografia e nella cinematografia amatoriale.

Una linea retta ha guidato l’Arte di Gigi: la “linea della Bellezza”, che Platone chiama “Idea”, la Bellezza Ideale.

Ferruccio Locarno
Presidente dell’Associazione culturale Vivere Crenna

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Pubblicato il 12 Ottobre 2020
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