Museo Bodini, a Gemonio si “vive“ il realismo esistenziale
Quattro esposizioni e una collana di saggi per interrogarsi su una corrente squisitamente milanese che ha trovato la sua culla fra le Prealpi varesine
I milanesi? Si studiano a Gemonio. I colori, le forme delle avanguardie che nella seconda metà degli anni Cinquanta diedero vita al realismo esistenziale all’ombra della Madonnina (una parola: Brera) irrompono in una tranquillità che non ti aspetti, ma carica come una molla, che si apre col portone del museo Bodini al principio di quel dedalo di portici e corti che è il centro storico di Gemonio.
Si immagina da fuori un museo dal cuore protetto, duro come il metallo che veniva usato da uno dei maestri della scultura novecentesca che qui era di casa, invece il messaggio di vita è affidato alla tenerezza di un frutto che molle è per definizione: un caco, con la pianta che ancora oggi campeggia al centro del cortile e che lo stesso Bodini volle venisse lasciata proprio lì, a guardia delle sue creature eternamente immobili (nella foto in alto).
E oggi la sorpresa portata da questo museo è doppia, poiché al ciclo di mostre, quattro, presentate dalla direzione del museo e dall’associazione di volontari che vi gravitano, si sommano anche altrettante pubblicazioni che offriranno la possibilità di studiare, capire, e levarsi gli interrogativi dietro a questa forma di arte che colpisce e affascina a prima vista, mutevole come lo sono i colori delle stagioni che in continuazione variano.
Ha parlato proprio di questo, che non appare come una semplice sfumatura cromatica, Renato Galbusera (foto sopra), proprio oggi settantenne che già sul finire degli anni Sessanta azzardava opere che volevano fotografare lo “spirito del tempo“. Zeitgeist ieri dal sapore di lotte per il lavoro e diritti civili, la politica, la passione degli ideali, e oggi sublimato nello stesso “caos“ rappresentato in molti dei dipinti, anche dal carattere monumentale nelle forme che da domenica 18 ottobre e fino al 15 novembre si potranno ammirare proprio a Gemonio.
Da qui all’autunno 2021 vi saranno altri tre momenti espositivi dedicati ai due maestri della pittura del Novecento, Mino Ceretti e Piero Leddi per giungere fra un anno appunto ad approfondire il dialogo fra Floriano Bodini e Giuseppe Guerreschi sul tema del ritratto.
Ma il vero cuore di questo progetto – con il contributo di “Fondazione Comunitaria“ e “Fondazione Passaré“ – è rappresentato dalle pubblicazioni di una nuova collana a cura di Sara Bodini e Luca Pietro Nicoletti, “Archivi di nuova Figurazione”: si tratta di volumi di taglio prettamente saggistico che intendono proporre al lettore studi e documenti relativi a un fenomeno cruciale della cultura figurativa del secolo scorso e alla sua eredità che arriva ai giorni nostri.
«L’intenzione è di creare un corpus di studi e documenti che ripongano attenzione su quelle ricerche al crocevia tra Informale e Pop Art che hanno sondato le vie della figurazione come possibilità di nuovo racconto che interpretasse la vita moderna, le sue tensioni e le sue inquietudini, elaborando talvolta nuove forme di contestazione politica», dicono gli autori e ricorda Lara Treppiede, direttrice del Museo Civico Floriano Bodini.
Museo che secondo le parole del presidente dell’associazione Amici del Museo Floriano Bodini Costante Portatadino, «intende sempre mantenere viva la tensione fra realismo e utopia», tensione che in questo scrigno di cultura si respira in ogni pietra di questo luogo che pure custodisce una permanente dedicata a Bodini, oltre ad una sala conferenze e due ricche biblioteche.
www.museobodini.it
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