Vertenza Whirlpool, altissima adesione allo sciopero. L’azienda: “Manteniamo il nostro impegno in Italia”
Sono 50 le ore complessive di sciopero dall'inizio della vertenza, circa un terzo delle ore di un salario mensile. Fiom, Fim e Uilm chiedono alla multinazionale il rispetto del piano industriale
La fila dei camion alla portineria principale dello stabilimento Whirlpool di Cassinetta e il parcheggio vuoto sono la fotografia di una giornata di sciopero che ha coinvolto i lavoratori della multinazionale americana in tutti i siti produttivi italiani. Un’adesione che, secondo Fiom, Fim e Uilm, è stata altissima.
«Per questa vertenza abbiamo raggiunto le 50 ore di sciopero – sottolinea Nino Cartosio segretario generale della Fiom Cgil di Varese – Sono tante e riflettono il senso di solidarietà dei lavoratori nei confronti dei colleghi di Napoli, ma anche la richiesta evidente di avere maggiore chiarezza su quanto sta succedendo nell’applicazione del piano industriale. A Cassinetta siamo 250mila pezzi sotto rispetto a quelli previsti e in Italia non c’è una sola fabbrica Whirlpool in linea con quanto viene indicato nel piano industriale. C’è poi l’incertezza che riguarda tutta la parte impiegatizia sempre meno coinvolta in progetti di innovazione e sviluppo».
Quella di Whirlpool è una vertenza complessa che va avanti ormai da circa un anno e mezzo, ovvero da quando i vertici della multinazionale in un incontro con i sindacati al ministero dello Sviluppo economico annunciarono a sorpresa la chiusura dello stabilimento di Napoli che dà lavoro – almeno fino al 31 ottobre- a circa 400 persone.
«Nel collegamento in videoconferenza – spiega Caterina Valsecchi, segretario provinciale della Fim Cisl dei laghi – i vertici di Whirlpool hanno ribadito la volontà di chiudere Napoli. Disconoscere un piano industriale sottoscritto appena sei mesi prima, presuppone due ipotesi: o un errore di strategia oppure una volontà precisa di arrivare a quel risultato. Noi abbiamo chiesto di mantenere aperto il tavolo perché consapevoli che un risultato concreto su questa partita si può ancora portare a casa».
Nei giorni precedenti la mobilitazione, a Cassinetta sono state fatte ben tredici assemblee per poter rispettare le norme anticovid. «Sono state molto partecipate – continua Valsecchi -. Abbiamo coinvolto i lavoratori sia sulla piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale sia sulle questioni riguardanti il piano industriale. La solidarietà a sostegno dei colleghi napoletani non è mai stata messa in discussione, tenendo conto che il sacrificio sostenuto dai lavoratori in termini di ore di sciopero inizia a essere consistente, circa un terzo del salario mensile che è di 160 ore».
Whirlpool Emea nella stessa giornata della mobilitazione dei lavoratori ha diramato un comunicato stampa in cui ribadisce tutto il suo interesse a continuare a produrre in Italia dove «tra il 2015 e il 2018 ha già investito oltre 500 milioni di euro». La multinazionale americana conferma inoltre «l’impegno a proseguire gli investimenti nel paese per 250 milioni di euro come previsto dal piano industriale Italia 2019-2021». Parole che secondo Fabio Dell’Angelo, segretario Uilm Alta Lombardia, entrano in contraddizione con i fatti. «Sono passati diciotto mesi da quando l’azienda ha fatto la sua dichiarazione disconoscendo quel piano – sottolinea il sindacalista – e confidavamo che fosse un tempo utile per trovare una soluzione per Napoli. L’atteggiamento di Whirlpool ci lascia stupiti: è inaccettabile pensare che su una questione così importante come la chiusura di uno stabilimento e il futuro di 355 famiglie non ci sia la volontà di intervenire, per di più in un momento come questo, dove all’allarme sociale causato dalla pandemia si aggiungono i problemi occupazionali, sociali ed economici di quell’area. Questa è la sconfitta netta di un Paese e della sua politica perché non hanno saputo dare una risposta a quei lavoratori e alle loro famiglie. Noi non ci rassegniamo, anzi marcheremo stretto l’azienda soprattutto sulla verifica periodica degli investimenti effettuati e i livelli produttivi dei singoli territori a partire da Varese».
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