Caso Uva, ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
Il ricorso è ammissibile, fa sapere l'associazione "A buon diritto", guidata da Luigi Manconi

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha dichiarato ammissibile il ricorso per esaminare gli atti giudiziari sulla morte di Giuseppe Uva, nel giugno del 2008
Lo fa sapere l’associazione “A buon diritto”, guidata da Luigi Manconi: il ricorso era stato presentato dagli avvocati della famiglia e dalla sorella Lucia Uva.
La Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) è un organismo giurisdizionale cui aderiscono diversi Paesi europei (più di quelli della UE: sono i Paesi che aderiscono al Consiglio d’Europa) e riesamina gli atti giudiziari precedenti.
Il processo che ha fatto discutere è stato quello che vedeva imputati carabinieri e poliziotti intervenuti quella notte: in appello gli imputati erano stati assolti, la correttezza del processo e dunque della sentenza. Ora – con l’ammissione del ricorso – gli atti verranno riesaminati appunto dalla Cedu.
«L’iter della decisione sulla vicenda di Giuseppe Uva potrà essere ancora lungo e l’esito non è assolutamente scontato, ma intanto uno spiraglio di speranza si è aperto» commenta A buon diritto.
«Finalmente questa notizia restituisce un po’ di giustizia soprattutto alla persona che in questi tredici anni si è battuta più di tutti per avere verità per Giuseppe: sua sorella Lucia. Mossa da un’enorme forza e da un incrollabile senso di giustizia Lucia Uva ha dovuto subire offese e menzogne, indifferenza e omertà, ma nonostante questo non si è mai arresa ed ha trasformato il proprio dolore più intimo e la sua sofferenza più profonda e privata in una battaglia pubblica e politica. Siamo fieri di essere stati al suo fianco in questi anni, e continueremo fino a che non verrà ricostruita tutta la verità e fino a quando non verrà fatta finalmente giustizia. Consapevoli e convinti che la morte di Giuseppe Uva, così come quella di Stefano Cucchi, di Federico Aldrovandi, di Riccardo Magherini, di Aldo Bianzino, di Massimo Casalnuovo, di Michele Ferrulli, di Dino Budroni e di troppi altri, è questione pubblica e civile, etica e politica, e ci riguarda tutte e tutti quanti».
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