
I corsi Its così sconosciuti e così strategici: il mondo delle imprese punta sul loro futuro
Camera di Commercio e Provincia di Varese hanno presentato ai docenti che si occupano di orientamento nel ciclo superiore il sistema dei corsi post diploma professionalizzanti. Un canale ancora poco conosciuto ma molto sviluppato all'estero

Tremila persone da assumere, 26.000 curricula analizzati e solo 550 assunzioni. È la fotografia di quello che Giovanni Brugnoli, vice presidente per il capitale Umano di Confundustria, definisce il “mismatch” tra mondo del lavoro e istituzioni formative, un gap dovuto alla mancanza di dialogo e disallineamento degli obiettivi.

Il dato emerso nel corso del webinar promosso dalla Camera di Commercio e dalla Provincia di Varese per far conoscere il sistema post diploma dell’Alta formazione professionalizzante ai docenti che si occupano di orientamento nelle scuole superiori. A seguire l’incontro il consigliere provinciale Mattia Premazzi e il dirigente dell’Ufficio scolastico Giuseppe Carcano.
I dati sulla disoccupazione giovanile da un lato ( il 30%) e quelli sui NEET dall’altro , ragazzi che non studiano e non lavorano ( circa 2 milioni) fotografano un’emergenza educativa che va corretta: « In dieci anni sono cambiati dieci ministri dell’Istruzione – ricorda Brugnoli – e ciascuno ha portato il suo pezzo di visione bloccando, di fatto, lo sviluppo del modello che dovrebbe diventare la seconda gamba del sistema post diploma. Oggi si sale a bordo con tutte le competenze adeguate altrimenti non si naviga e il mercato ti affonda. Ed è proprio il tema delle competenze formative in ingressi e di quelle del “ri-skilling” o dell’ “up -skilling” a dover essere rivalutato e potenziato , un tema che abbiamo portato a un tavolo dove siedono diversi attori dal Miur al Mef al Ministero del Lavoro».
Il sistema imprenditoriali italiano è tra i primi ad aver creduto, dieci anni fa, in questo canale che in altri paesi è un secondo solido pilastro come ha spiegato il professor Martone docente della Liuc: «Noi non abbiamo le SUP, le università professionalizzanti che sono invece istituzioni molto quotate in altri paesi ad iniziare da quelli dell’area DACH, Germania, Austria e Svizzera, oltre all’Inghilterra dove esistono da tempo e hanno un’autorevolezza assoluta. Il corpo docenti è formato da professionisti che portano l’esperienza diretta e da insegnanti accademici che garantiscono l’approccio universale. Il problema maggiore, nei paesi latini, è il titolo accademico: anche questi percorsi assegnano certificazioni ma famiglie e studenti si attendono la laurea, quel titolo riconosciuto da una cultura che ignora del tutto le specializzazioni qualificanti».
In dieci anni, le realtà formative sono cresciute, oggi esistono 107 fondazioni in tutt’Italia. Negli ultimi cinque anni sono stati registrati 4600 iscritti di cui 3500 diplomati che, nell’83% dei casi, hanno trovato lavoro entro 12 mesi con un tasso di congruità rispetto alla formazione del 90%. Numeri che fotografano l’efficacia del sistema , che riesce a mantenere standard qualitativi costanti anche a fronte all’aumento della sua popolazione studentesca: « I corsi assicurano serietà e certezze – racconta Angelo Candiani presidente dell’ITS Lombardo Mobilità Sostenibile con sede a Case Nuove – Sono i risultati di tanti sforzi che, forse, noi stessi non siamo in grado di valutare con il giusto entusiasmo. Le aziende, pur in un momento così difficile, continuano a cercare i nostri giovani perché hanno voglia di ripartire e cercano preparazione. I nostri Its svolgono davvero la funzione di ascensore sociale: a fronte di giovani che vogliono uscire dalla scuola, di studenti che abbandonano l’università al rimo anno, l’alta formazione permette di raggiungere competenze spendibili immediatamente nel mondo del lavoro».
In Lombardia, l’offerta di corsi è su tutti e 6gli ambiti definiti strategici per lo sviluppo del sistema paese. Un’offerta che vede sempre in prima linea le associazioni degli industriali: « Se, a distanza di deci anni, con tutti i risultati raggiunti ancora non vediamo decollare questa seconda strategica gamba del percorso formativo – ha concluso Giovanni Brugnoli – è anche perché non si è gestita adeguatamente la comunicazione. Ora c’è l’occasione data da un investimento deciso e certo per lo sviluppo del sistema. Occorre che giovani e famiglie si interessino di più, conoscano cosa siano i percorsi dove attività di tirocinio, stage, laboratori sono parte integrante della formazione. La sfida è lanciata e dobbiamo vincerla per il bene del paese, del sistema manifatturiero, il secondo al mondo, e dei nostri ragazzi».
Tra i progetti di sviluppo anche un allineamento con il mondo accademico attraverso un’offerta di 2 più 1 dove l’ultimo anno si svolga negli atenei vedendosi riconoscere crediti formativi. Uno sviluppo ancora tutto da scrivere e che dovrà allineare i programmi . Ma qualche esperienza virtuosa esiste: « Con le due università partner – ha spiegato la direttrice di Its InCom professoressa Rosaria Ramponi – abbiamo trovato un accordo per il riconoscimento di circa 80/90 crediti formativi con le facoltà di informatica, ingegneria gestionale e scienze della comunicazione così da poter offrire un ulteriore sviluppo a chi voglia proseguire. Abbiamo molti ragazzi diplomati che sono stati assunti e a cui l’azienda riconosce la possibilità di poter arrivare al diploma d laurea».
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