Busto Arsizio dice sì e Legnano si astiene, il matrimonio per salvare Accam rimane in bilico
L'assemblea dei soci consegna una nuova spaccatura tra i due comuni che, nelle intenzioni, dovrebbero salvare l'impianto di Borsano e rilanciarlo in chiave green. Il 20 marzo verrà presentato il piano industriale di Amga e Agesp
Il percorso di Accam verso il salvataggio può continuare ma Legnano ci ha messo lo zampino astenendosi sul voto per dare il via alla ristrutturazione aziendale e tutto rimane in bilico, come sempre.
La delibera dell’assemblea dei soci è passata con quasi il 70% dei voti ma tra i soci “pesanti” solo Busto Arsizio e Gallarate hanno votato a favore, insieme ad una schiera di comuni più piccoli tra i quali anche Parabiago. Per il no (9,4%) si sono espressi Canegrate, Castano Primo e Rescaldina mentre ad astenersi (21,4%) sono stati Legnano, Buscate, Cardano al Camopi, Ferno e Golasecca.
La posizione di Legnano è quella più incomprensibile perchè la società controllata Amga dovrebbe essere la protagonista della newco che andrà prima ad affittare e poi ad acquistare il ramo d’azienda di Accam per proseguire l’attività di smaltimento rifiuti. Il sindaco di Legnano ha tardato il voto fino all’ultimo, non pago dell’emendamento sostitutivo che è stato anche accettato con qualche piccola modifica ma che non è bastato a tramutare quel forse in un sì convinto.
A creare tensioni è la difficilmente praticabile, per ora, idea di economia circolare che Legnano vorrebbe raggiungere a tutti i costi il prima possibile ma che nessuno sa come realizzare davvero con le tecnologie attuali e la data di concessione del terreno che Legnano vorrebbe allungare almeno fino al 2046 ma che Busto non intende concedere per ora, in attesa dell’ingresso di Gruppo Cap nella compagine societaria.
L’assemblea dei soci si riunirà nuovamente il 20 marzo per un’altra tappa fondamentale in questo accidentato cammino verso il salvataggio. Quel giorno dovrebbe essere presentato il piano Amga-Agesp (che al momento avrebbe una scadenza al 2032 e vedrebbe Amga al 66% e Agesp al 34) ma a questo punto sarà tutto da vedere se questo si verificherà. L’ottimismo è ormai in riserva anche tra coloro che hanno sempre pensato che una soluzione si sarebbe trovata. Se così non sarà l’unica via sarà lo spegnimento dell’impianto che prenderà il via il 31 marzo, con tutte le conseguenze del caso.
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