Incidente (con fiamme) al Rally dei Laghi, botta e risposta tra la concorrente e l’organizzazione
Federica Mauri, navigatrice della vettura uscita di strada e bruciata nei boschi di Boarezzo, lancia una serie di accuse sulla gestione dell'accaduto. Gli organizzatori ribattono punto su punto
Il 29° Rally dei Laghi, che si è disputato domenica 28 febbraio, è andato in archivio dal punto di vista sportivo con il tris varesino (De Tommaso-Dipalma-Spataro) sul podio, ma sta vivendo un prolungamento fatto di botta e risposta riguardo all’incidente che ha coinvolto una vettura – poi andata a fuoco – nella terza prova speciale, la Valganna-Alpe.
IL FATTO
A uscire di strada è stata la Renault Clio numero 34, con a bordo il pilota valtellinese Michel Della Maddalena e la navigatrice comasca Federica Mauri: la vettura, dopo alcune sbandate, è finita in discesa fermandosi nel bosco e ha iniziato a bruciare, dopo che l’equipaggio (senza danni fisici) è riuscito a lasciare l’abitacolo. Proprio Della Maddalena ha provato a spegnere le fiamme con l’estintore presente sulla macchina mentre Mauri – che nell’incidente è stata investita dai vetri rotti nell’impatto (alcuni le sono finiti in bocca) ha raggiunto il commissario più vicino per chiedere aiuto.
L’ACCUSA
Ieri, lunedì 1 marzo, la stessa Mauri, 19 anni, con un lungo post su Facebook ha preso una posizione forte nei confronti della direzione gara ma anche dei soccorsi e di alcuni altri concorrenti. La co-pilota comasca, nel dare la sua versione dei fatti, lamenta la scelta di non interrompere subito la prova speciale e del fatto che – a suo dire – gli appelli del commissario per un’ambulanza e un intervento dei Vigili del Fuoco non siano stati presi in considerazione. Mauri spiega anche di aver alzato il cartello “SOS” al passaggio di due concorrenti (i numeri 40 e 41, Devanthery e Di Pietro) che però avrebbero ignorato la segnalazione.
Un’altra accusa di Mauri è quella relativa al mancato funzionamento della pompa presente sul furgone della decarcerazione (la squadra specializzata per liberare le persone incastrate ndr), pompa che avrebbe permesso di spegnere prima le fiamme. L’incendio – che per fortuna non si ha intaccato il bosco – è invece stato definitivamente placato dai Vigili del Fuoco arrivati successivamente, quando però ormai della Renault rimaneva solo la carcassa di metallo.
Infine la giovane rallysta comasca sottolinea come – una volta giunta in direzione di corsa per spiegare l’accaduto – sia stata redarguita per aver esposto il cartello SOS, in quanto non c’erano persone in pericolo di vita.
«É davvero necessario aspettare che succeda una tragedia per prendersi le proprie responsabilità e cambiare le cose? – conclude Mauri – Io sono stata cresciuta con principi diversi e i rally di cui mi sono innamorata da piccolissima grazie a mio papà non sono di certo questi. Faremo il possibile per far sì che chi di dovere si prenda le proprie responsabilità».
LA RISPOSTA DEGLI ORGANIZZATORI
Nella tarda serata di lunedì 1 marzo, la pagina Facebook ufficiale del Rally dei Laghi ha invece esposto la posizione degli organizzatori. Il post risponde a tutte le accuse mosse da Mauri a partire dalla decisione di sospendere le partenze dei concorrenti ma di non annullare la prova speciale in corso. Gli organizzatori spiegano che la comunicazione seguente all’incidente parlava di equipaggio illeso e di vettura al di fuori della sede stradale che non comportava pericolo per i concorrenti in arrivo. La Direzione Gara ha quindi interrotto momentaneamente le partenze per far entrare in prova la squadra di decarcerazione-antincendio mentre l’autopompa (poi rivelatasi non funzionante, ma comunque non prevista dal piano sicurezza) è stata messa a disposizione dalla Protezione Civile presente in servizio sul percorso. La stessa Protezione Civile ha quindi chiamato i Vigili del Fuoco per lo spegnimento della vettura.
Il Rally dei Laghi “assolve” anche gli equipaggi accusati da Mauri: i concorrenti sono stati convocati ed è stato visionato il loro camera-car (i filmati realizzati con una telecamera montata all’interno dell’abitacolo). Secondo quanto dichiarato dagli organizzatori, la navigatrice (con il segnale di soccorso) era posizionata in un punto difficile da vedere, specie su un tratto percorso ad alta velocità dai rallysti. Di nuovo, si fa notare come l’utilizzo del cartello SOS sia stato improprio:
L’uso del cartello, spiegano, «implica una precisa serie di procedure di intervento volte a salvare la vita di persone in pericolo e non a spegnere una vettura che è fuori dalla sede stradale per via di un incidente e per la quale, verosimilmente, nessun brandeggiabile di altre vetture avrebbe comunque potuto fare un granché».
Infine si fa riferimento allo stato emotivo della giovane comasca (giudicato “comprensibile ma privo della razionalità necessaria per analizzare la situazione) ma anche alla pacatezza dimostrata dal pilota, Michel Della Maddalena – 23enne con alcune vittorie di classe negli anni scorsi – nell’affrontare una vicenda per la quale «né la direzione gara né l’organizzatore del Rally Internazionale dei Laghi, hanno alcuna responsabilità».
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Io invece mi domando come è possibile che nell’anno II° dell’era Covid si organizzino ancora gare di automobili su strade pubbliche.
Non vedo che c’entri la COVID con una gara i cui i partecipanti sono chiusi in un abitacolo; se mai è più preoccupante una corsa ciclistica.