A Monteviasco vaccinati anche contro l’isolamento
Parla l’infermiera che ha eseguito le nove punture: “I contatti con gli estranei saranno meno pericolosi grazie alla protezione dal virus”
«Bertolaso? Uno alla mano, pane e salame, come quello che abbiamo mangiato tutti insieme dopo la vaccinazione».
Lucia Cassina – la “capa“ di Montevisco – era agitata dalla serata di ieri quando il capitano Alessandro Volpini le ha annunciato che sarebbero venuti a fare i vaccini a tutti quanti.
Ma quando ha visto l’infermiera Enrica Rossi, che è nata e vive “in paese” a Curiglia con Monteviasco, si è subito tranquillizzata e in un attimo si è fatta fare la puntura «senza nemmeno sentire l’ago».
Nelle ore precedenti l’arrivo di Bertolaso, come è costume da queste parti se devono arrivare dei forestieri, il paese è stato letteralmente ribaltato e sistemato come un piccolo presepe: il vecchio ambulatorio al primo piano della canonichetta ripulito, riscaldato e addobbato con fiori freschi.
«Ci hanno fatto un grande regalo, e abbiamo fatto da mangiare a tutti, ai carabinieri che poverini sono venuti su a piedi con gli zaini pini e alle persone arrivate in elicottero, con diversi viaggi. C’era anche la televisione», spiega Lucia, che vive ora nel borgo “covid free” della Veddasca dove non c’è più la neve, ma rimane l’ora e passa di strada che occorre fare per raggiungere valle.
Il «regalo» (la vaccinazione), in realtà è doppio perché non esiste solo l’aspetto sanitario a rappresentare un vantaggio, e non da poco, per allontanare i rischi del contagio.
Lo spiega proprio l’infermiera Enrica, 52 anni. Un tempo sarebbe stata la «caposala», ma oggi le funzioni si adeguano ai tempi e si dice Coordinatore infermieristico dell’area territoriale della Asst Sette Laghi.
«Queste persone che vivono quassù hanno combattuto la battaglia del virus ma anche e soprattutto quella dell’isolamento sociale. Il vaccino per loro non rappresenta solo una protezione sul piano sanitario dal momento che gli escursionisti non sono mai mancati da queste parti e la tentazione di avvicinarsi a qualcuno anche solo per fare quattro chiacchiere c’è sempre stata. Col vaccino sarà possibile superare anche questa resistenza facendo sentire un po’ meno soli quanti hanno scelto questo posto per viverci» (nella foto, all’interno dell’elicottero: da sinistra l’infermiera Enrica Rossi, poi la dottoressa Maria Addolorata Molinaro di Asst Sette Laghi e il dottor Guido Garzena, di Ats Insubria).
In serata Ats Insubria in una nota ha fatto sapere che «l’intervento rappresenta un segnale di attenzione verso una piccola comunità isolata» e «in considerazione della difficile accessibilità del luogo, è stata individuata un’equipe composta da un medico, un infermiere e un medico rianimatore con kit di primo soccorso ed accompagnata sul posto in elicottero, così da poter gestire tempestivamente situazioni di emergenza in caso di complicanze successive alla somministrazione del siero Moderna».
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Buongiorno, certe affermazioni sono un’offesa, grave, all’intelligenza della gente.
Si afferma che il vaccino “rappresenta per loro anche una protezione rispetto agli escursionisti che a Monteviasco non sono mai mancati”
Scusate ma qualcosa non mi torna….Non eravamo in zona arancio e quindi con spostamenti vietati al di fuori del proprio comune?
Ma quindi tutti questi presunti escursionisti (i satelliti ne avranno certamente fotografato gli assembramenti conseguenti) se ne infischiano delle limitazioni e dei divieti.
Debbo ritenere pertanto che sarebbe opportuno “militarizzare” l’area e disporre plotoni dell’esercito a difesa degli abitanti e per far rispettare le regole.
Cortesemente… la si pianti di pensare che si sia tutti stupidi e pronti a bersi ogni stupidaggine.
Si chiami con il proprio nome l’assurda gita in elicottero: una pagliacciata !